Città avvolte da una nuvola tossica. Da Torino a Venezia, passando per Frosinone, è allarme per i livelli troppo elevati di Pm10 nell’aria. Cinque città sono oltre i limiti: per Milano quello di oggi è ‘solo’ il sesto giorno con “aria scadente”. Una situazione che si ripresenta puntualmente ogni inverno, che con l’arrivo del freddo vede sommarsi i residui del riscaldamento al traffico urbano sempre congestionato nelle metropoli italiane.
Secondo Legambiente hanno sforato il limite di 35 giorni previsti dalle legge (D.lgs. 155/2010, ndr) : Torino con 62 giorni, Frosinone con 59 giorni, Venezia con 53, Padova con 50 e il capoluogo lombardo con 52. In assenza di soluzioni più valide ripartono, quindi, i blocchi del traffico, un palliativo che, come dice la parola – pallium in latino vuol dire velo, mantello – risolve sono apparentemente e/o temporaneamente il problema. Ma non cura la malattia, se invece non la peggiora.
A un anno dal Piano nazionale del governo le polveri sottili sono tornate a livelli record, soprattutto in Pianura Padana, creando proprio in prossimità delle feste natalizie e della corsa ai regali e alle spese alimentari, l’ennesima emergenza smog sull’Italia. E, sebbene uno dei principali responsabili dell’inquinamento da Pm10 sia il traffico urbano, “domeniche a piedi e blocchi servono a poco: abbassano i livelli di inquinanti atmosferici sul momento, ma senza risolvere la situazione. Un allarme che si ripete regolarmente e che quindi fa emergere il fallimento delle politiche anti-smog messe in campo finora”. Così Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente (fonte: Adnkronos).
I trasporti stradali producono più di un quarto del totale delle emissioni e la metà circa degli ossidi di azoto, del monossido di carbonio e del benzene presenti nell’aria delle città. Per gli ossidi di zolfo, invece, la fonte primaria è il settore industriale, e soprattutto la produzione di energia, cui si devono i 3 quarti del totale delle emissioni. Se il traffico urbano è il grande nemico dell’aria delle città, i maggiori responsabili sono soprattutto le automobili, che contribuiscono, sul totale emesso dal trasporto stradale, a un terzo del Pm10, al 40% circa degli NOx, a 2 terzi del benzene e della CO2.
Perfino la Cina che almeno a partire dal 2008 la Cina ha abituato gli osservatori a ripulire i cieli in occasione dei grandi appuntamenti – per olimpiadi, feste nazionali, grandi incontri internazionali, svanisce la cappa di smog che avvolge le città, lasciando spazio al blu – valuta inidonee le misure temporanee. Anzi, potrebbero essere peggio e più inquinanti del male che intendono curare. Lo rivela uno studio ell’università di Pechino, secondo quanto riferisce la stampa cinese. L’analisi ha preso in considerazioni i dati sulla qualità dell’aria in 189 città da dicembre 2013 a marzo 2016, concentrandosi soprattutto sulla sessione annuale dell’Assemblea nazionale del popolo. Nei cinque giorni di incontri tra i delegati l’aria i valori di inquinamento sono stati del 4,8% più bassi rispetto alla media annuale. Ma la quantità di polveri sottili nell’aria aumentava dell’8,2% nei giorni immediatamente successivi la conclusione dell’appuntamento. (www.china-files.com)
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