Un giorno intero no, quasi. Per Virginia Raggi, chiamata a rispondere alle accuse di abuso d’ufficio e falso per il caso Marra – ma anche di qualche altra quisquilia (vedi polizza vita stipulata dall’ex capo segreteria Salvatore Romeo a suo favore) che si è aggiunta last minute è stato un interrogatorio fiume.
Doveva spiegare una serie di vicende piuttosto oscure. Per una sorta di inspiegabile cortesia e un protezionismo mai riservato – a memoria – ai sindaci che l’hanno preceduta, il suo interrogatorio si è svolto presso l’ufficio della Direzione Anticrimine della Polizia di Stato, al Tuscolano, e non a piazzale Clodio. Otto ore di domande e risposte. Praticamente, Virginia è entrata col sole e è uscita, come Cenerentola, allo scoccare della mezzanotte. Provata, ma col fiato sufficiente per rispondere ai giornalisti: “Della polizza non ne sapevo nulla, sono sconvolta” e “C’è molto lavoro da fare qui a Roma, dobbiamo portarlo avanti”. Effettivamente da fare per Roma ce n’è quanto se ne vuole, inchiodata com’è questa metropoli da tre milioni di abitanti (hinterland escluso), da quasi otto mesi, a causa di quest’amministrazione che ha passato un terzo del suo tempo a fare e disfare nomine per assessorati e municipalizzate e un altro terzo in atti dovuti. Scagli la prima pietra o, meglio, faccia sentire la sua voce chi ricorda un solo provvedimento a favore della città, la capitale d’Italia, la ‘Caput Mundi’ dell’era romana, quando nella grande estensione dell’impero era ritenuta il crocevia di ogni attività politica, economica e culturale mondiale.
Quanto invece alla polizza, dell’esistenza della quale hanno parlato per primi l’Espresso e Il fatto quotidiano on line, si tratterebbe di un’assicurazione vita per 30 mila euro stipulata un anno fa a suo beneficio dall’ex capo della segreteria Salvatore Romeo, correlabile ipoteticamente alla promozione di Romeo (componente insieme a Raffaele Marra, Daniele Frongia e la stessa Raggi della chat ‘4 amici al bar’) da semplice funzionario capitolino a dirigente da 100 mila euro l’anno. Una polizza – una “carineria”, avrebbe detto la sindaca che ne è venuta a conoscenza solo ieri (come Claudio Scajola per la casa al Colosseo) – che precede appunto la campagna elettorale per le Comunali e sulla quale ora i magistrati vogliono condurre approfondimenti. In primis, capire con quali soldi sia stata pagata — non era l’unica e sembra improbabile che un funzionario che all’epoca poteva contare su uno stipendio modesto abbia speso tutti quei soldi — poi verificare perché sia stata fatta. Non sorprende quindi che la questione sia stata al centro dell’interrogatorio con i magistrati Francesco Dall’Olio e Paolo lelo assieme alla vicenda della nomina di Renato Marra, fratello di Raffaele, all’assessorato al Turismo, anche lì con un vantaggio retributivo di circa ventimila euro l’anno.
L’inchiesta sulle nomine — che a questo punto include anche l’affaire polizza — procede spedita. Con l’incognita di quel Raffaele Marra, già vice capogabinetto della sindaca e poi capo del personale, in carcere da prima di Natale: il fedelissimo braccio destro della Raggi, salvo smentite successive, ha minacciato già da libero “se parlo io viene giù tutto”.
Giornalista per caso. Anni di ufficio stampa in pubbliche istituzioni, dove si legge e si scrive solo su precisi argomenti e seguendo ferree indicazioni. Poi, l'opportunità di iniziare veramente a scrivere. Di cosa? di tutto un po', convinta, e sempre di più, che informare correttamente è un servizio utile, in certi casi indispensabile.
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