Avevano trovato rifugio dal pungente freddo degli ultimi giorni nel sottopasso di Corso Italia, a Roma, i due senzatetto di nazionalità somala che sono morti carbonizzati. Sembra che a causare l’incendio siano stati proprio i due giovani clochard, di 25 e 30 anni, che per scaldarsi hanno acceso il fuoco con un cumulo di carta e cartoni. Da una prima ricostruzione la morte sarebbe avvenuta per asfissia; solo dopo le fiamme avrebbero divorato i due poveri corpi. Il fascicolo in Procura è stato aperto, come sempre accade in questi casi, ma nessuna ipotesi di reato sarebbe al vaglio degli investigatori, grazie anche alle testimonianze di altri senza fissa dimora presenti al momento dell’accaduto. Perché lì sotto, hanno raccontato due fratelli pugliesi che da mesi vivono lì, poco distanti dal luogo dell’incendio, “ci sono diverse persone, soprattutto in inverno, per il freddo». “Prima del rogo – hanno detto alle autorità – abbiamo visto un altro somalo allontanarsi”.
Un altro morto in questi sottopassaggi che portano a via Veneto c’era stato il 23 gennaio scorso: nel tratto vicino Porta Pia è stato trovato il corpo, ormai senza vita, di un uomo di 50 circa, magrissimo, molto probabilmente un senza fissa dimora morto nell’abbandono totale. Ma il ghetto di Corso Italia, a due passi da Via Veneto, non è il primo dei sottopassi di Roma divenuti veri tunnel della disperazione. Nel 2003 in diverse operazioni fu sgomberato il tratto tra la galleria Principe Amedeo e il ‘sottopassino’, questa volta a pochi metri da San Pietro: tutte strutture inaugurate per il Giubileo , poi occupate da disperati, che avevano allestito case di fortuna tra le uscite di sicurezza, sulle rampe del sottopasso pedonale di Porta Cavalleggeri, nel parcheggio del Gianicolo e, appunto, nel sottopassino sul lungotevere.
Per la di Comunità di Sant’Egidio, che assiste i poveri che vivono sulle strade della Capitale (solo nel 2012 sono stati 7.800),“bisogna aumentare gli sforzi per rispondere a un’area di disagio che con l’inverno e con la crisi economica si è andata allargando”. Quindi, in considerazione delle esigenze accresciute è necessario ”rispondere a tempi straordinari con misure straordinarie”. Il vicesindaco di Roma con delega alle Politiche sociali, Sveva Belviso, fa un appello ai cittadini: “Aiutate l’Amministrazione ad intercettare casi di disagio nascosti”. C’è anche un numero verde dedicato alle emergenze sociali, 800440022, attivo tutti i giorni h24:” segnalare una situazione di difficoltà può significare salvare una vita” dice la Belviso.
Ma quello che più deve colpire la sensibilità dei cittadini è l’appello semplice e ufficioso che qualche clochard ha scritto sui muri della galleria teatro del doloroso evento: «Governo italiano: Ehi fatemi parlare, ehi fatemi sfogare, ehi fatemi sognare, ehi Monti non farci morire di fame».
I.V.
Napoletano, 44 anni, giornalista professionista con 17 anni di esperienza sia come giornalista che come consulente in comunicazione. Ha scritto di politica ed economia, sia nazionale che locale per diversi giornali napoletani. Da ultimo da direttore responsabile, ha fatto nascere una nuova televcisione locale in Calabria. Come esperto, ha seguito la comunicazione di aziende, consorzi, enti no profit e politici. Da sempre accanito utilizzatore di computer, da anni si interessa di internet e da tempo ne ha intuito le immense potenzialità proprio per l'editoria e l'informazione.
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