Un migrante messicano si è suicidato lanciandosi da un ponte alla frontiera tra gli Stati Uniti e Tijuana mentre lo stavano rimpatriando insieme con altri immigrati illegali. Guadalupe Olivas, 45 anni di Sinaloa, era già stato espulso in altre due occasioni. Dopo essersi lanciato dal cavalcavia di circa 10 metri di altezza, Olivas è stato portato in un ospedale, dove è deceduto poco dopo. L’uomo aveva con sé una piccola borsa e il cibo che le pattuglie Usa della frontiera consegnano ai migranti espulsi, sottolineano i media locali, ricordando che Olivas era stato fermato lunedì a San Diego.
Donald Trump aveva annunciato in campagna elettorale di voler alzare una barriera per impedire il continuo e massiccio flusso migratorio dal Messico. Detto fatto, tra le sue prime decisioni da 45esimo presidente c’è stata proprio quella di salvaguardare la sicurezza nazionale rendendo sempre più impenetrabili i confini tra gli Stati Uniti e lo stato a sud, il Messico, dimostrando così di voler tenere fede ad uno dei impegni presi con i suoi elettori.
Quello fra Messico e Stati Uniti è il confine più trafficato al mondo, con circa 350 milioni di attraversamenti legali ogni anno, e uno di quelli più sorvegliati. Secondo alcune stime, dal 2005 a oggi gli Stati Uniti hanno speso 132 miliardi di dollari per rafforzarne la sicurezza, aumentandola progressivamente ogni anno (nel 2015 sono stati spesi per questo 3,8 miliardi di dollari). Eppure il confine è così lungo che è praticamente impossibile sorvegliarlo tutto in maniera efficace: misura 3.200 chilometri (la stessa distanza che c’è fra Lisbona e Varsavia).
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