Quanti libri si leggono ogni anno? Pochi, troppo pochi. Sono meno della metà gli italiani che ne leggono almeno uno l’anno al di fuori dei loro doveri di studio o di lavoro, e questa, ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in occasione dell’inaugurazione del Salone del Libro di Torino, è ”una debolezza di fondo della nostra realtà culturale”.
Nel 2012 soltanto il 46% degli italiani ha letto almeno un libro: il 51,9% sono donne, il restante 39,7% uomini. Diversa invece la situazione nel resto d’Europa: nell’ anno di riferimento, il 2012, hanno letto almeno un libro l’82% dei tedeschi, il 70% dei francesi e il 61,4% degli spagnoli.
Gli italiani che leggono almeno un libro sono comunque in aumento, dal 45,3% del 2011 al 46% del 2012. Tra gli 11 e i 17 anni c’è la quota più alta di lettori (oltre il 59%), con un picco tra gli 11 e i 14 anni (65,4%). Se si legge di più al Nord e nel Centro, con più del 50% di lettori, nel Sud e nelle Isole la percentuale scende sotto il 37% . Il 18,4% degli italiani legge tra i 4 e gli 11 libri all’anno, solo il 6,3% legge uno o più libri al mese mentre il 52% degli italiani dichiara di leggere almeno un giornale a settimana a fronte del 36% sfoglia un quotidiano 5 volte a in 7 giorni.
In compenso nel 2011 gli italiani hanno speso 600 milioni di euro per comprare e-book reader e tablet, contro i 230milioni di euro dell’anno precedente, a testimonianza di un notevole aumento di fruitori che ha comportanto anche l’aumento di titoli digitali disponibili in italiano: da meno di 2mila nel 2009, sono diventati 31mila a metà 2012.
Quanti sono invece i libri archiviati nelle nostre case? Nel 2010 il 90,1% delle famiglie italiane ha dichiarato di averne almeno: il 62% ne possiede al massimo 100, il 15,9% più di 200.
Questi numeri così esigui, in costante diminuzione, pesano ovviamente sull’editoria che già nel 2011 aveva già avuto una battuta d’arresto della produzione libraria con un meno 10 per cento rispetto all’anno precedente. Meno titoli, dunque, e tiratura inferiore (-5,9%). Se rapportiamo questi dati al numero di cittadini, spiega l’Istat, vengono stampate poco meno di quattro copie a testa: “Un’offerta che appare sproporzionata rispetto alla capacità di assorbimento dell’utenza – si legge nel rapporto ‘La produzione e la lettura di libri in Italia’ (con riferimento agli anni 2011 e 2012) . Nel 2011, oltre il 15% delle opere pubblicate a stampa in Italia, cioè quasi 9.000 titoli, è stato reso accessibile al pubblico anche sotto forma di e-book. Circa 14 milioni e 500 mila persone utilizzano Internet per leggere giornali, news o riviste on line; oltre 1 milione e 900 mila comprano on line libri, giornali, riviste o e-book.
Per la carta stampata è un momento di grave crisi. Ma lo è anche per la cultura. Perché leggere è importante e non farlo è uno degli errori più grandi della nostra società, dettati anche dal cambiamento dei costumi: dalla mancanza di tempo e dalle numerose distrazioni tecnologiche, come l’abitudine all’utilizzo del computer. Un libro però rimane e sarà sempre un’altra cosa, puoi aprirlo quando vuoi, scorrere in avanti le pagine per scoprirne la fine come tornare indietro per riprenderne il filo. In ogni caso un buon libro, sia in formato cartaceo che elettronico, oltre a garantire un momento di svago e di rilassamento, sarà sempre quella fonte insostituibile di arricchimento non solo culturale ma anche intellettivo, etico, sociale e morale.
Cogliendo l’allarme lanciato dal presidente Napolitano, il ministro dei Beni Culturali e del Turismo, Massimo Bray, riporta il discorso sull’ attenzione che il governo deve dare agli editori e al mondo editoriale per lo sviluppo del nostro Paese “nella consapevolezza della centralità strategica del sistema editoriale per la cultura italiana”. I libri cartacei ” continueranno a essere prodotti e a circolare ma non sappiamo se le due tipologie sono destinate a convivere. Quello che è certo – ha sottolineato Bray – è che non dobbiamo difendere una tipologia o un’ altra, ma cogliere la potenzialità di entrambe”. Questo perché “la cultura deve essere modello per rilanciare questo Paese”.
A.B.
Napoletano, 44 anni, giornalista professionista con 17 anni di esperienza sia come giornalista che come consulente in comunicazione. Ha scritto di politica ed economia, sia nazionale che locale per diversi giornali napoletani. Da ultimo da direttore responsabile, ha fatto nascere una nuova televcisione locale in Calabria. Come esperto, ha seguito la comunicazione di aziende, consorzi, enti no profit e politici. Da sempre accanito utilizzatore di computer, da anni si interessa di internet e da tempo ne ha intuito le immense potenzialità proprio per l'editoria e l'informazione.
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