“Corruzione ad altissimo livello”. Lo dicono i magistrati che, senza remore, parlano di nuova Tangentopoli. Lo avverte e lo sa, da sempre, la gente comune che da troppo tempo, il malaffare lo fiuta un po’ in tutto e su tutto quello cui la politica attraverso i partiti e la casta dalla sua plancia di comando, riesce ad allungare le mani: complici istituzioni, governo, magistratura e da buon ultima anche l’intoccabile Arma, quella dei Carabinieri, ormai è corsa all’oro. Una corsa, è bene chiarirlo, da cui è escluso solo il cittadino che paga le tasse ed il prezzo delle conseguenze della crisi economica ma che ancora crede nella legge e nel rispetto delle regole.
All’oro pubblico che si chiama soldi, tante, ovvero le tantissime risorse che finiscono ad un sistema colabrodo come quello delle banche e soprattutto delle banche “amiche” dell’ex presidente del Consiglio come Etruria e Montepaschi ma anche a quelle strutture pubbliche che vengono messe a disposizione di chi, in cambio di soldi e favori, mette il patrimonio dello Stato a disposizione dei malfattori. E con lo scandalo Consip-Romeo si è toccato un apice, mai raggiunto prima, di incredibile balordaggine comportamentale.
Dalle carte dei magistrati cosa viene fuori? Un padre dell’ex premier iperattivo che chiede soldi per dirottare appalti. Un mediatore con le “alte cariche politiche” come Italo Bocchino, ex braccio destro dell’ex presidente della Camera Gianfranco Fini anche quest’ultimo finito nei guai per storie di tangenti. Una bettola da carbonari dove studiare trame ed affari. Un ministro dello sport in carica come Luca Lotti anche lui nel cerchio magico di Matteo Renzi, che apriva e chiudeva semafori.
Poi le seconde linee: Marco Gasparri dirigente Consip incastrato per corruzione. L’amministratore delegato della Consip Luigi Marroni che, avvertito dal ministro Lotti, fa rimuovere le cimici fatte piazzare dai Pm negli uffici del consorzio. Da ultimo il comandante dell’Arma Del Sette che avverte e mette in guardia il sodalizio di delinquenti, “rivelando segreti d’ufficio”.
Decisamente un bell’affresco. Ma attenzione, visti i robusti intrecci tra destra, sinistra, area centrista e cani sciolti della politica quello che viene fuori è un quadro penoso per la giustizia ma anche per le aspettative di un paese sempre più sbalordito di fronte al dilagare del malaffare.
Qui il punto non è più il livello della corruzione ma la forza devastante e cancerosa dei corrotti che non sembra risparmiare più nessuno. Dai vertici del Pd, il segretario Renzi, in vista delle primarie del partito, fa sapere ai suoi, di tenere un profilo basso sulle accuse gravissime che lo vedono direttamente coinvolto attraverso la figura incriminata di questo padre Tiziano dall’aspetto luciferino, tanto docile da nonno Nanni quando parla di sé e della sua famiglia, quanto sorprendentemente cattivo quando minaccia querele su quei giornalisti (pochi in verità) che cercano di resocontare lo sfacelo d’Italia.
Al momento da questa Waterloo politica parlamentare e istituzionale resta fuori solo l’anemico e rigorosamente silente, Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella al quale ora tutti guardano per sapere se e quando chiamerà il Paese a pronunciarsi attraverso libere elezioni, su questa palude malsana in cui la partitocrazia sta trascinando e affossando il regime democratico.
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