“Non vi è una soluzione per la Siria con Assad al potere”. Lo ha detto il ministro degli Esteri francese, Jean-Marc Ayrault, dal vertice del G7 di Lucca.
Su questo orientamento concordano anche gli altri sei governi: la transizione è necessaria. “Dopo l’intervento americano – dice Angelino Alfano dopo la riunione straordinaria dei ministri degli Esteri, allargata ai paesi del Golfo e alla Turchia – si è aperta una finestra di opportunità per costruire una nuova condizione positiva per il processo politico in Siria, che riteniamo essere l’unica soluzione”.
Tutti d’accordo anche sul non escludere la Russia, principale alleata del regime di Bashar al-Assad, dal processo di transizione. Anche su questo il G7 “la pensa in modo significativamente unito”, commenta Alfano. Su questo “ognuno ha espresso la propria opinione”, ma prevale la linea che vuole coinvolgere Mosca in una “concreta collaborazione che eviti un conflitto militare e avvii un processo politico”.
Meno concilianti i toni del segretario di Stato USA Rex Tillerson. “È chiaro a tutti noi che il regno di Assad sta arrivando alla fine”, ha detto l’ex ad di Exxon voluto al Dipartimento di Stato da Donald Trump. Il Cremlino deve scegliere in che campo stare nella partita siriana: con gli USA, e a questo punto con tutti gli altri Stati che ne condividono le posizioni; oppure con gli alleati di Assad, “l’Iran e Hezbollah”.
Dopo il vertice di Lucca, Tillerson è volato a Mosca per incontrare il suo collega russo Sergej Lavrov. Forse avrà modo di conferire anche con il presidente Vladimir Putin, anche se Dmitri Peskov, il portavoce di Putin, ieri teneva a precisare che un incontro con il segretario di Stato “non è in agenda”. Oggi, invece, due media russi – il quotidiano Kommersant e la tv RBK – rilanciano indiscrezioni secondo cui l’incontro si farà.
Il viaggio in Russia è il più delicato da quando Tillerson è in carica: prima della nomina, l’ex ad di ExxonMobil era stato tacciato dalla stampa di USA di posizioni troppo concilianti con Putin.
Negli ultimi giorni i più alti responsabili della politica estera di Washington non hanno parlato a una voce sola: Tillerson ha dovuto ripetere che l’obiettivo numero uno è “sconfiggere l’ISIS”, correggendo il tiro delle affermazioni dell’ambasciatrice USA all’ONU, Nikki Haley, che aveva parlato apertamente di “cambio di regime” e lasciato intendere la possibilità di nuovi attacchi in Siria.
Secondo la stampa di oltreoceano, il compito di Tillerson a Mosca è chiarire il ruolo della Russia nell’attacco chimico della settimana scorsa a Khan Sheikhoun.
Anche se non esistono prove di un suo coinvolgimento diretto nell’attacco, Tillerson nei giorni scorsi ha notato che Mosca “non ha rispettato l’impegno” – preso nel 2013 per scongiurare l’intervento militare USA in Siria – di garantire lo smantellamento delle armi non convenzionali di Assad, “sia che sia stata complice, semplicemente incompetente o che sia stata imbrogliata” dal regime di Damasco. Probabilmente il segretario di Stato USA cercherà anche di capire cosa è disposta a sacrificare la Russia, e quali contropartite intenderà ottenere se dovesse accettare la deposizione del presidentissimo siriano.
F.M.R.
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