Gli ultimi dati segnavano un miglioramento delle condizioni economiche degli italiani ma l’indicatore di grave deprivazione materiale, stabilito secondo standard europei, racconta una storia diversa: nel 2016 ben l’11,9% delle famiglie hanno vissuto in condizioni di forte disagio economico, mettendo a rischio anche quei bisogni che, seppur non primari (come il bere o il mangiare) dovrebbero dovrebbero costituire la normalità, non un lusso.
Ma cosa s’intende per indice di deprivazione materiale? Parliamo ad esempio del non potersi permettere il riscaldamento di casa, mangiare la carne o pesce almeno una volta ogni due giorni ma anche comprare elettrodomestici ormai considerati alla portata di tutti come un televisore, una lavatrice, un telefono o un’automobile.
Secondo i dati provvisori dell’anno appena concluso, 7,2 milioni di persone sono in perenne arretrato con le bollette, non possono prendersi nemmeno una settimana di ferie l’anno né mettere da parte qualcosa per eventuali “spese impreviste” (un incidente, la chiamata di un idraulico) e così via.
“Serve uno scatto dell’economia – sottolinea il direttore del dipartimento per la produzione statistica dell’Istat, Roberto Monducci, in audizione sul Def davanti alle commissioni Bilancio del Parlamento – per centrare gli obiettivi di crescita del Pil previsti dal Governo per il 2017″ (+1,1%).
“Le oscillazioni del commercio estero e della produzione industriale osservati nei mesi di gennaio e febbraio potrebbero rappresentare dei fattori di rischio per la crescita del primo trimestre 2017” ha continuato Monducci.
Le fasce più colpite: i giovani e gli anziani. “Il 21,2% dei 25-34enni disoccupati nel quarto trimestre del 2015 è occupato un anno dopo, il 43,8% risulta ancora disoccupato e il 35% inattivo. Sempre secondo Monducci, “la quota di giovani che ha trovato lavoro nel periodo è più bassa sia rispetto a quella registrata nello stesso periodo dell’anno precedente (27,9%) sia di due anni prima (24,4%)” .
Nonostante alcuni segnali positivi quindi, la situazione economica è critica soprattutto per i giovani tra i 25 e 34 anni, il che non sorprende, dal momento che è in media quella l’età in cui i ragazzi concludono la prima parte della loro esperienza formativa (liceo, università) e tentano di entrare nel mercato del lavoro.
Ma le cose non vanno meglio anche per chi giovane non lo è più. Tra il 2015 e il 2016 l‘indice di grave deprivazione è infatti peggiorato per le persone anziane (65 anni e più), passando dall’8,4% all’11,6%, pur rimanendo al di sotto del dato riferito all’insieme della popolazione, e per chi vive in famiglie con persona di riferimento in cerca di occupazione (da 32,1% a 35,8%). In lieve diminuzione, invece, la quota della popolazione con meno di 18 anni, pari al 12,3% (pari a 1 milione e 250 mila minori). Questi dati – ha osservato Monducci – confermano l’urgenza degli interventi del Governo per il contrasto alla povertà”.
P.M.
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