Definirla stilista era riduttivo prima, figurarsi ora che non c’è più. Perché Laura Biagiotti, scomparsa prematuramente alle 2,47 della notte scorsa, è stata imprenditrice, mecenate, collezionista e, ovviamente, ambasciatrice del made in Italy nel mondo.
Figlia d’arte, la sua mamma possedeva a Roma un atelier molto noto negli anni Sessanta, dopo avere creato le prime divise delle hostess di Alitalia, ha collezionato altri primati: è stata la prima creatrice dell’alta moda italiana a poggiare piede sul suolo cinese con la sua splendida collezione d’abiti. Era il 1988 e Laura Biagiotti aveva intuito che dopo anni di rigore maoista, anche nel vestiario, in cui gli abiti civili somigliavano sempre più ad uniformi, tra le donne e gli uomini cinesi si sarebbe riaffacciato il gusto per uno stile individuale e che il made in Italy, il suo made in Italy, avrebbe potuto soddisfarli pienamente. E così fu.
A New York già nel 1980, Laura Biagiotti fu apprezzata per l’utilizzo dei filati pregiati – fu chiamata la “regina del cashmere – che prediligeva nel non colore, definito poi il “bianco Biagiotti” indicato da lei stessa come “luce mediterranea”. Di bianco era in parte vestita, il 26 febbraio scorso, nel backstage dell’ultima sfilata milanese, quella della collezione autunno-inverno 2017-2018, ispirata ad Alberto Burri e Antonio Canova, i maestri che lei stessa aveva scelto «perché rappresentano bene la collezione, dove coesistono la destrutturazione tipica delle opere di Burri, come i cretti, e la pulizia di forme e tessuti, che richiama la perfezione delle sculture di Canova. Sia chiaro però: non è alla perfezione che aspiro, né penso debbano farlo le donne. Dobbiamo invece abituarci alle contraddizioni, il dualismo del sé è tipicamente femminile».
Oltre cinquant’anni nell’alta moda – a soli 22 anni, nel 1965, Laura fondò insieme a Gianni Cigna, che in seguito divenne suo marito scomparendo prematuramente nel 1996, la Biagiotti Export, società che produceva ed esportava creazioni di alta moda romana, all’epoca in grado di rivaleggiare con quella parigina – oggi Laura, alle soglie dei 74 anni d’età, ci ha lasciato a causa delle gravissime complicanze cardiache e cerebrali dopo l’infarto che l’aveva colpita mercoledì sera.
Legatissima alla città eterna – “una sorta di Itaca da cui ripartire e mai distaccarsi”, come ha dichiarato in qualche intervista – Laura Biagiotti ha anche dedicato una linea di profumi a Roma. A lei si deve anche il recupero della Scala Cordonata del Campidoglio nel ’98.
“Il binomio “moda-cultura” che mi sento di rappresentare da molti anni, acquista di giorno in giorno maggiore significato, avendo soprattutto riscoperto una funzione importante, una volta interpretata dalle grandi famiglie rinascimentali: quella del mecenate. Lo stilema “LaurArt” sintetizza la mia vocazione di stilista con quella di collezionista ed appassionata d’arte. Ridare alla città con il contributo dei miei profumi Roma di Laura Biagiotti una parte significativa della sua “dote”, prima con il restauro della Scala Cordonata del Campidoglio, successivamente con l’intervento alla Fontane di Piazza Farnese, è stata per me una grande fonte di arricchimento e di appagante contrappeso ad un mestiere, quello della moda, che per sua natura è effimero, all’eterna ricerca del nuovo, un grande “mandala” che si disfa continuamente. Questa digressione non avrebbe un senso se non fosse saldamente proiettata verso il futuro. Assieme a mia figlia Lavinia, “tedofora” del “domani” Biagiotti, mi sento di rappresentare quel nucleo di famiglia italiana, dinastie imprenditoriali che hanno come obiettivo costante l’amore per il bello, la vocazione a considerare il proprio mestiere come una forma di arte.”
Lo aveva dichiarato in occasione della presentazione della sua collezione autunno inverno 2015/2016. Ora il testimone è nelle mani di Lavinia, che dalla mamma ha ereditato le passioni più importanti. E lo stile proprio di una persona garbata, con quella sensibilità d’animo dono raro fatto d’intelligenza e di affettività matura.
A.B.
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