Non sono gli spinaci, certamente ricchi di nutrienti preziosi anche se non è vero che hanno più ferro degli altri ortaggi: per un banale errore di stampa, una virgola al posto sbagliato, in America vi attribuirono un contenuto di ferro 10 volte superiore al reale, tanto che nel mitico fumetto del marinaio con la pipa in bocca e l’ancora tatuata sul bicipite, Braccio di Ferro, diventò il suo alimento principe.
In realtà chi riesce a vincere la prova di forza, che è anche una vera e propria disciplina sportiva riconosciuta e praticata in tutto il mondo (ad esempio la Russia e l’Ucraina, per gli atleti migliori il braccio di ferro è un lavoro da professionisti), bisogna che sappia che la sua bravura è dovuta alla presenza di determinati geni isolati sulla base di un’analisi che ha coinvolto quasi 200.000 persone. La scoperta è tanto più importante quanto potrebbe aiutare a individuare nuovi trattamenti per prevenire o trattare la debolezza muscolare. Annunciato su Nature Communications, questo studio è stato portato avanti da un gruppo coordinato da Dan Wright, dell’università britannica di Cambridge.
”Il gran numero di individui alla base dello studio è stata una potente risorsa per identificare i geni coinvolti in tratti complessi come la forza muscolare, e ci aiuta a comprendere il loro ruolo nella salute”, ha detto Wright.
I ricercatori hanno utilizzato i dati relativi a 140.000 persone che hanno partecipato allo studio sul Dna dei britannici UK Biobank, promosso dal Consiglio britannico per Ricerca medica (Mrc) e dalla Fondazione Wellcome Trust, insieme ai dati di altri 50.000 individui di Regno Unito, Paesi Bassi, Danimarca e Australia. Così è stato possibile identificare 16 varianti genetiche associate alla forza muscolare. Molte di esse si trovano in prossimità di geni noti sia per il loro ruolo in processi biologici legati alla funzione muscolare, compresa la struttura delle fibre muscolari e la comunicazione del sistema nervoso con le cellule dei muscoli, sia per il loro ruolo in sindromi caratterizzate dalla compromissione della funzione muscolare.
Da tempo i genetisti sospettavano che dietro la variazione della forza muscolare e delle prestazioni dei muscoli ci fosse anche lo ‘zampino’ dell’unità ereditaria fondamentale degli organismi viventi, il gene. Adesso che sono state scoperte le varianti genetiche collegate alla forza, secondo Robert Scott, del Mrc, ‘‘potrebbe essere stato fatto un passo importante per l’individuazione di nuovi trattamenti per prevenire o trattare la debolezza muscolare” e anche il rischio di frattura, perché è stato visto che una maggiore forza muscolare riduce il rischio di frattura. Una scoperta, dunque, di cui potranno beneficiare, ci auguriamo, tutte quelle patologie (neurologiche, reumatiche, psichiatriche, cardiovascolari, respiratorie, endocrine) che determinano un deficit del tono muscolare e a vantaggio anche delle persone, giovani e non, la cui mancanza di forza non attribuibile a una determinata malattia, sia determinata dalla mancanza di un sano stile di vita che contempli esercizio fisico regolare, riposo adeguato, alimentazione equilibrata, abolizione di fumo, abolizione o drastica riduzione del consumo di alcolici ecc..
A.B.
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