È quanto denuncia Goletta di Verde 2017 di Legambiente che, nel bilancio finale del suo viaggio lungo i 7.412 chilometri di costa italiana, ci restituisce un quadro poco rassicurante: su 260 punti campionati lungo tutta la costa italiana, sono 105 – pari al 40% – i campioni di acqua analizzata risultati inquinati con cariche batteriche al di sopra dei limiti di legge.
Si tratta di un inquinamento legato alla presenza di scarichi fognari non depurati, rifiuti, illegalità ambientali e cambiamenti climatici che minacciano sempre più il Mar Mediterraneo: su 260 campioni di acqua analizzati, il 40% è risultato con cariche batteriche elevate. Tra i nemici del mare anche il ‘marine litter’ (anche il mare è diventato una discarica) e i cambiamenti climatici: il 96% dei rifiuti galleggianti è plastica. Con l’aumento delle temperature sono oltre 800 le specie aliene arrivate nel Mediterraneo. Legambiente rende noto di avere presentato alle Capitanerie di Porto ben 11 esposti, uno per ogni regione in cui sono presenti i punti critici, sulla base della legge sugli ecoreati che ha introdotto i delitti ambientali nel codice penale, tra cui il reato di inquinamento ambientale (art. 452bis cp). Un’azione, quella di Legambiente pensata per chiedere alle Autorità competenti di intervenire per fermare i numerosi scarichi inquinanti che purtroppo ancora oggi, si riversano in mare, soprattutto nella stagione estiva, e che costituiscono una minaccia per il mare, la salute dei bagnanti e la biodiversità.
Preoccupa anche il perdurare di alcune situazioni critiche, già registrate nelle precedenti edizioni, con ben 38 malati cronici contro i quali Goletta Verde punta il dito: si tratta di quei punti che sono risultati inquinati mediamente negli ultimi 5 anni e che si concentrano soprattutto nel Lazio (8), in Calabria (7), in Campania e Sicilia (5).
Campionamenti – I parametri indagati sono microbiologici (enterococchi intestinali, Escherichia coli) e i tecnici di Goletta Verde hanno considerato come inquinati i risultati che superano i valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e fortemente inquinati quelli che superano di più del doppio tali valori. Dei 105 campioni di acqua risultati con cariche batteriche elevate, ben 86 (ovvero l’82%) registrano un giudizio di fortemente inquinato. L’87% dei punti inquinati e fortemente inquinati sono stati prelevati alle foci di fiumi, torrenti, canali, fiumare, fossi o nei pressi di scarichi che si confermano i nemici numero uno del nostro mare. Mentre il 13% sono stati prelevati presso spiagge affollate di turisti. La situazione migliore anche quest’anno in Sardegna, che si distingue con sole 5 situazioni critiche rilevate in corrispondenza di foci di fiumi, fossi e canali. A seguire anche la Puglia registra un buon risultato, confermando la performance dello scorso anno. In alto Adriatico, complice anche la forte siccità che ha colpito queste regioni, riducendo molto le portate di fiumi, fossi e canali che si riversano in mare, le situazioni migliori si riscontrano in Emilia Romagna e Veneto. Critiche per quanto riguarda la presenza di diversi scarichi non depurati che finiscono in mare, prevalentemente attraverso fiumi, fossi, canali e tubature, le situazioni registrate in Abruzzo, Sicilia, Campania e Lazio.
Legambiente ricorda che i controlli eseguiti hanno la finalità di verificare lo stato di qualità del mare e delle coste con particolare attenzione al rischio di inquinamento causato dalla mancanza o inadeguatezza del servizio di depurazione. La determinazione dei singoli punti avviene attraverso la raccolta d’informazioni sul territorio da parte dei circoli locali di Legambiente e delle segnalazioni dei cittadini attraverso il servizio SOS Goletta. Il lavoro di Legambiente non vuole in nessun modo sostituirsi ai controlli effettuati dalle Arpa ai fini della balneazione delle acque. Le analisi di Goletta Verde vengono fatte su prelievi eseguiti in particolare in prossimità di foci, canali e fossi, con l’obiettivo di denunciare come ancora oggi questi siano ricettacolo di scarichi non depurati e costituiscono la principale fonte di immissione di inquinanti in mare, come viene indicato dalla normativa comunitaria, che chiede di monitorare anche i punti più a rischio di inquinamento e non limitarsi a verificare la balneabilità delle spiagge. Dei 260 punti di prelievo, infatti, 83 non sono campionati nei controlli sulla balneazione.
Non va meglio sul fronte dell’informazione ai cittadini, sui divieti di balneazione e la cartellonistica informativa che dovrebbe essere presente nella spiagge balneabili, obbligatoria a carico dei Comuni costieri da anni. I tecnici di Goletta Verde hanno avvistato solo 16 di questi cartelli informativi, presenti solo nel 9% dei punti. Per quel che riguarda invece i cartelli di divieto di balneazione, dei 91 punti vietati alla balneazione dalle autorità competenti, solo 23 presentano un cartello di divieto di balneazione. Nel 10% dei casi dove i cartelli di divieto sono assenti, troviamo una presenza media o alta di persone che, ignare, fanno il bagno”.
Nonostante siano passati 11 anni dalle scadenze previste dalla direttiva europea sulla depurazione, 26 dalla sua approvazione, l’Italia, infatti, è ancora in fortissimo ritardo. Il portale “Urban Waste Water Treatment Directive (UWWTD) site for Europe” riporta dati e statistiche disarmanti. Al 2014 in Italia solo il 41% del carico generato subisce un trattamento conforme alla direttiva, rispetto ad una media europea del 69%: su 28 paesi l’Italia è al 23esimo posto. Gli scarichi relativi a 577 mila abitanti equivalenti inoltre non subiscono alcun trattamento depurativo. Se poi andiamo a vedere il dato relativo ai depuratori, degli impianti di trattamento risulta conforme poco più della metà a livello nazionale, ovvero il 54%.
Sul nostro Paese, inoltre, pesano già due condanne e una terza procedura d’infrazione, che coinvolgono 866 agglomerati, di cui il 60% in sole tre regioni, Sicilia, Calabria e Campania. Oltre i costi ambientali, ci sono quelli economici a carico della collettività A causa delle condanne e dei ritardi che si continuano a registrare ancora oggi la sanzione è scattata dal 1 gennaio 2017 e dobbiamo pagare all’Europa 62,7 milioni di euro una tantum a cui si aggiungono 347 mila euro per ogni giorno sino a che non saranno sanate le irregolarità. La sanzione accompagna il secondo deferimento alla Corte di giustizia che è necessario per garantire il raggiungimento degli obiettivi imposti dalla direttiva vista “l’estrema lentezza dei progressi compiuti e la ripetuta inosservanza dei termini preventivamente annunciati” come riporta la stessa Commissione in una nota dei mesi scorsi. A questi ritardi strutturali si aggiungono poi i tanti scarichi illegali che ancora oggi si riversano nei fiumi, fossi, canali e a volte direttamente in mare. L’insufficiente depurazione e gli scarichi inquinanti, secondo i dati del rapporto Mare Monstrum di Legambiente, restano il reato più contestato e in crescita rispetto all’anno precedente, e da sole rappresentano il 31,7% (contro il 24,6% del 2015) delle infrazioni.
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