Gli Stati Uniti hanno deciso di lasciare l’Unesco dopo le recenti tensioni sull’ingresso della Palestina. La decisione entrerà in vigore il 31 dicembre 2018.
Riferiscono fonti ufficiali americane all’Associated Press, che la risoluzione da parte degli Usa è stata presa in seguito alle recenti risoluzioni dell’Unesco che hanno condannato Israele e gli insediamenti e che Washington considera anti-israeliane. La decisione Usa di ritirarsi, secondo quanto riferisce il dipartimento di Stato, “non è stata presa con leggerezza e riflette le preoccupazioni americane per i crescenti arretrati” da versare “all’Unesco, la necessità di riforme fondamentali dell’organizzazione e la prosecuzione del pregiudizio anti Israele all’Unesco”.
Della imminente fuoruscita Usa dall‘Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, fondata nel 1945 ed entrata in vigore il 4 novembre 1946, dopo la ratifica da parte di venti Stati, era stata data notizia dalla rivista ‘Foreign Policy’, ripresa poi dai media israeliani. l’amministrazione di Trump sta facendo i piani per abbandonare l’organismo a causa delle recenti risoluzioni che hanno condannato Israele e gli insediamenti, incluse quella su Hebron, in Cisgiordania, dichiarata parte del patrimonio storico palestinese, e l’altra sulla Città Vecchia di Gerusalemme. Ma la decisione sarebbe legata anche alla somma – circa 500 milioni di dollari – che gli Usa devono all’Unesco da quando hanno sospeso l’erogazione dei fondi annuali nel 2011 per il riconoscimento della Palestina come stato membro dell’organizzazione. Intanto a Parigi si sta votando in questi giorni per eleggere il nuovo direttore generale. Per ora sono rimasti in lizza due soli candidati che sono pari a livello di preferenze: l’ex ministro della cultura francese Audrey Azoulay e il suo omologo del Qatar Hamad Bin Abdulaziz Al-Kawari su cui Israele ha già espresso le proprie preoccupazioni.
E’ dal 2011, quando la Palestina divenne membro dell’organizzazione dell’Onu, che gli Stati Uniti hanno smesso di finanziare l’agenzia creata con lo scopo di promuovere la pace e la comprensione tra le nazioni nel “il rispetto universale per la giustizia, per lo stato di diritto e per i diritti umani e le libertà fondamentali” come definite e affermate dalla Carta dei Diritti Fondamentali delle Nazioni Unite, pur mantenendo un ufficio nel quartier generale di Parigi e un’influenza dietro le quinte sulle sue politiche.
Da Israele il plauso per gli Usa che considerano il gesto americano una decisione “da apprezzare”. Lo ha detto via twitter, in una prima reazione da parte israeliana, l’ex ministro degli esteri,e negoziatore capo, Tizpi Livni. “E’ un messaggio al mondo – ha proseguito – che c’è un prezzo alla politicizzazione, alla storia unilaterale e distorta”.
Triste notizia, invece, per il Cremlino, come ha dichiarato seccamente il portavoce di Putin, Dmitri Peskov.
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