Vegetariani e vegani: entrambi non mangiano carne, né di animali che vivono sulla terra né in mare. I secondi, più ortodossi, non usano nemmeno la seta, i piumini d’oca o la lana oltre ad alimenti derivati come uova e latte. Questo perché l’obiettivo è non solo quello di non uccidere gli animali, ma anche di non farli soffrire sfruttandoli per esigenze alimentari.
Numericamente vegetariani e vegani insieme incidono nella misura del 7% della popolazione italiana: 6,2% i vegetariani e lo 0,9% i vegani . I vegani, a loro volta si suddividono sulla base del regime alimentare seguito – crudista (32%) o fruttariana (23,1%) fino alla paleo-dieta (12,8%) – . Si segue questo tipo di dieta perché convinti degli effetti positivi in termini di salute (38,5%) oppure per amore e rispetto nei confronti degli animali (20,5%).
Questo quanto segnalato nel Rapporto Italia 2018 dell’Eurispes, secondo il quale negli ultimi 5 anni, il totale di chi ha optato per tali regimi alimentari si è mantenuto abbastanza costante con valori compresi fra il 7 e l’8%.
E i ristoratori come si comportano davanti a queste percentuali, ancora fortunatamente contenute, di ‘erbivori’? Da una ricerca su Tripadvisorv, su un totale di 225.490 ristoranti recensiti in Italia, Eurispes ha evidenziato che il 23,4% propone menù vegetariani ed il 17,2% menù vegani. Una percentuale maggiore, quindi, rispetto a chi tiene abitualmente un regime alimentare alternativo.
Su altro fronte, che contempla comunque un amore e un’attenzione particolari verso il mondo animale, il Rapporto Italia conferma gli italiani amici degli animali, anche se negli ultimi anni il dato è leggermente in calo: anche avere un cane per alcuni è diventato un piccolo lusso. Tre italiani su 10 accolgono un animale domestico in casa (32,4%) – nella maggior parte dei casi cani (63,3%) e gatti (38,7%) – Nella graduatoria degli animali domestici che ci fanno compagnia troviamo quindi: uccelli (6,2%), conigli (5,9%), tartarughe (5%), pesci (4,8%).
Rispetto al dato dello scorso anno la leggera flessione vale uno 0,6%. E anche allora l’istituto di ricerche censì un calo del 10% rispetto al rapporto 2016. Questo perché se la spesa per un quattro zampe se non è rimasta invariata può essere aumentata ma di poco, il potere economico è diminuito ulteriormente. Ecco perché il 57,7% dei soggetti che si sono prestati alla ricerca dichiara di mantenere al di sotto dei 50 euro le spese mensili per prendersi cura della propria bestiola, cibo, vaccini e spese veterinarie in generale e pulizia, tutto compreso. Aumenta invece il numero di chi spende da 51 a 100 euro mensili: il 31,4%, erano il 15,4% nel 2017. E il 22% ha destinato una somma maggiore del proprio denaro alla cura degli animali domestici.
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