Pensiamo alla Giornata Mondiale dell’acqua che si celebra ogni anno il 22 marzo. Ma il bilancio è tutt’altro che positivo. Si fa sempre più drammatica, infatti, la carenza d’acqua nel mondo. E mentre tutti i Paesi del mondo si preparano a varare piani straordinari per fronteggiare l’emergenza, dagli esperti arriva l’ennesimo SoS: per almeno un mese all’anno, circa 5 miliardi di persone entro il 2050, più o meno la metà della popolazione stimata per quella data vedrà l’acqua contingentata. A dirlo è l’Onu, nel rapporto sulle acque mondiali presentato oggi a Brasilia.
E tra le cause della carenza d’acqua l’Onu indica come prima fonte di guai proprio il cambiamento climatico del pianeta, fenomeno che insieme all’aumento della domanda e all’inquinamento di falde laghi e fiumi aggrava non poco la già precaria situazione delle scorte idriche. A metà secolo, dicono gli esperti dell’Onu potrebbero quindi aumentare fino a due miliardi le persone che vivono in aree in cui l’acqua è scarsa o comunque non sufficiente a soddisfare le esigenze di molti paesi.
Ma il problema dell’acqua ora coinvolge pesantemente anche il nostro Paese. Nei secoli l’Italia non ha mai avuto problemi per gli approvvigionamenti. L’acqua per un paese ricco di laghi, fiumi, bacini non ha mai rappresentato un problema, ma da qualche anno le cose si sono messe in maniera abbastanza preoccupante.
Un segnale sul quale riflettere viene dal lago di Bracciano, la riserva idrica della Capitale. Negli ultimi tre anni la siccità aveva abbassato notevolmente il livello dell’acqua ed oggi, malgrado le piogge abbondanti di queste ultime settimane non danno segni di ripresa. Secondo esperti dell’Isprea serviranno non meno di tre quattro anni, ma sempre in presenza di piogge consistenti durante l’inverno perchè il lago torni ai livelli naturali ante crisi.
Nelle ultime settimane di febbraio è emerso addirittura che il livello, il quale a fine estate era prossimo a -2 metri, è di nuovo tornato a scendere. Il livello attuale, è di nuovo sceso sotto quota -180 cm. Le piogge sembrano dunque essere insufficienti a ripristinare i livelli naturali, fatto che smentisce chi nei mesi scorsi parlava di un eccessivo allarmismo sul tema.
Le piogge hanno creato attorno alle sponde delle grandi pozzanghere che danno l’impressione di un livello delle acque molto superiore a quello dell’estate. Ma nei dati reali la situazione è tutt’altro che sensibilmente migliorata, nonostante da mesi non vi sarebbero più captazioni da parte di Acea. Viene quindi da chiedersi a che livello saremmo ora se si fosse continuato a prelevare acqua.
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