“Fa più rumore un albero che cade di un’intera foresta che cresce”.
Trasferita la celebre frase di tale Lao Tsu, antico filosofo e scrittore cinese, nel mondo dell’informazione, non si fa fatica alcuna a rendersi conto di come le cattive notizie abbiano la meglio (e anche più lettori) rispetto ad altre che possono raccontare quello che di buono e bello succede nel mondo. Ciò accade perché molto spesso, purtroppo, pesa più la linea (politica) dell’editore rispetto alla coscienza (anche se esiste un codice deontologico per la categoria) che dovrebbe avere chi dà la notizia in pasto ai fruitori.
Prendiamo, ad esempio, quello che sta accadendo alla Chiesa, sotto attacco mediatico già da tempo per i casi di pedofilia in cui sono coinvolti sacerdoti e religiosi. Ogni anno centinaia di denunce e 900 sacerdoti ridotti allo stato laicale nell’ultimo decennio. Tutti i media, locali e internazionali, stampa web e tv, hanno dato gran risalto a questo tipo di notizie che Papa Francesco ha riconosciuto essere state affrontate troppo tardi dalla Chiesa. Con un duro messaggio di fronte alla Commissione per la tutela dei minori un anno fa Bergoglio, ammettendo come troppe volte in passato si siano chiusi gli occhi di fronte agli abusi, dichiarava: «Mai ho concesso la grazia e mai la concederò».
Notizie cattive e buone in questo caso si mischiano, anche se il peso della prima non riuscirà mai a pareggiare neanche il dato più entusiastico, ovvero zero denunce per molestie sessuali.
Per rendersi ancora meglio conto della discrasia tra i due tipi di notizie vale la pena leggere questa bella lettera che padre Martín Lasarte, missionario salesiano dell’Uuruguay, in servizio da oltre 20 anni in Angola, ha scritto il 6 aprile 2010 al New York Times. Non è recente e non è mai stata pubblicata dal famoso quotidiano americano. Ricevuta e non pubblicata. Rimasta senza risposta. Ma quello che conta è il suo contenuto.
In un’intervista pubblicata dal sito “Enfoques Positivos” (Edizione n. 299, 24 giugno 2010), padre Lasarte spiega i motivi che l’hanno spinto a scrivere la lettera:
“E’ vero che non si può che provare indignazione, soprattutto quando si leggono le numerose informazioni pubblicate in Internet e nei mezzi di comunicazioni sulla pedofilia nella Chiesa, anche per quanto riguarda i casi verificatisi e chiusi molti anni fa (…) Ma si dimentica che di fronte ad un elemento negativo, oggettivo e veritiero che bisogna correggere, c’è un’immensità di cose che la Chiesa sta facendo nei quattro angoli della terra attraverso laici, volontari e sacerdoti che sembra non fare notizia.”
Poi termina dicendo. “Il motivo principale è quello di completare una visione, fare vedere l’altra faccia, come diceva un giornalista, il lato occulto della Chiesa, vale a dire, un servizio silenzioso di mille e mille religiosi, religiose e sacerdoti a favore dei più poveri… “.
Ecco quindi la lettera ignorata dalle grandi testate giornalistiche che ha fatto il giro del mondo in Internet (*):
“Cari fratello e sorella giornalista,
sono un semplice sacerdote cattolico. Mi sento felice e orgoglioso della mia vocazione. Vivo da vent’anni in Angola come missionario.
Mi provoca un grande dolore, il fatto che persone che dovrebbero essere segni dell’amore di Dio siano stati un pugnale nella vita di persone innocenti. Non ci sono parole che possano giustificare atti di questo tipo. La Chiesa non può che stare dalla parte dei deboli, dei più indifesi. Tutte le misure prese per la protezione della dignità dei bambini, quindi, saranno sempre una priorità assoluta.
Vedo che in molti mezzi di comunicazioni, e soprattutto nel vostro giornale, si amplifica l’argomento in maniera morbosa, andando a scavare nei minimi particolari della vita di qualche sacerdote. Così compare uno di una città degli Stati Uniti, degli anni 70, un altro dell’Australia, degli anni 80, e così via, e altri casi più recenti … Certamente tutto condannabile! Si vedono anche servizi giornalistici ponderati ed equilibrati, altri amplificati, pieni di preconcetti e persino di odio.
E’ curioso costatare quanto poco facciano notizia e il disinteresse per migliaia e migliaia di sacerdoti che si consumano per milioni di bambini, per gli adolescenti e i più sfortunati ai quattro angoli del mondo.
Penso che al vostro mezzo informativo non interessi il fatto che io abbia dovuto trasportare su percorsi minati nel 2002 molti bambini denutriti da Cangumbe a Lwena (Angola), perché il Governo non si rendeva disponibile e le ONG non erano autorizzate; che abbia dovuto seppellire decine di piccole vittime tra gli sfollati della guerra e i ritornati; che abbiamo salvato la vita a migliaia di persone a Moxico con l’unico posto medico in 90.000 chilometri quadrati, o che abbia distribuito alimenti e sementi; o che in questi 10 anni abbiamo dato un’opportunità di istruzione e scuole a più di 110.000 bambini … Non interessa che con altri sacerdoti abbiamo dovuto far fronte alla crisi umanitaria di circa 15.000 persone negli alloggi della guerriglia, dopo la loro resa, perché gli alimenti del Governo e dell’ONU non arrivavano. Non fa notizia che un sacerdote di 75 anni, padre Roberto, di notte percorra le vie di Luanda curando i bambini di strada, portandoli in una casa di accoglienza perché si disintossichino dalla benzina, che alfabetizzi centinaia di detenuti; che altri sacerdoti, come padre Stefano, abbiano case in cui i bambini picchiati, maltrattati e violentati cercano un rifugio, e nemmeno che fr. Maiato, con i suoi 80 anni, vada casa per casa per confortare i malati e i disperati. Non fa notizia che più di 60.000 dei 400.000 sacerdoti e religiosi abbiano abbandonato la propria terra e la propria famiglia per servire i fratelli in lebbrosari, ospedali, campi di rifugiati, orfanotrofi per bambini accusati di stregoneria o orfani di genitori morti di Aids, in scuole per i più poveri, in centri di formazione professionale, in centri di assistenza ai sieropositivi… e soprattutto in parrocchie e missioni, motivando la gente a vivere e amare.
Non fa notizia che il mio amico padre Marcos Aurelio, per salvare alcuni giovani durante la guerra in Angola, li abbia portati da Kalulo a Dondo e tornando alla sua missione sia stato ucciso a colpi di mitragliatrice; che padre Francisco e cinque catechiste siano morti in un incidente mentre andavano ad aiutare nelle zone rurali più sperdute; che decine di missionari in Angola siano morte per mancanza di assistenza sanitaria, per una semplice malaria; che altri siano saltati in aria a causa di una mina, mentre facevano visita alla loro gente. Nel cimitero di Kalulo ci sono le tombe dei primi sacerdoti che giunsero nella regione… Nessuno aveva più di 40 anni.
Non fa notizia accompagnare la vita di un sacerdote ‘normale’ nella sua quotidianità, nelle sue difficoltà e nelle sue gioie, mentre consuma senza rumore la sua vita a favore della comunità che serve.
La verità è che non cerchiamo di fare notizia, ma semplicemente di portare la Buona Novella, quella notizia iniziata senza rumore la notte di Pasqua. Fa più rumore un albero che cade che un bosco che cresce.
Non pretendo fare un’apologia della Chiesa e dei sacerdoti. Il sacerdote non è né un eroe né un nevrotico. E’ un semplice uomo, che con la sua umanità cerca di seguire Gesù e di servire i fratelli. Ci sono miserie, povertà e fragilità come in ogni essere umano; e anche bellezza e bontà come in ogni creatura…
Insistere in modo ossessivo e persecutorio su un tema perdendo la visione d’insieme crea davvero caricature offensive del sacerdozio cattolico in cui mi sento oltraggiato.
Amico giornalista, le chiedo solo di cercare la Verità, il Bene e la Bellezza. Ciò la renderà nobile nella sua professione
In Cristo, P. Martín Lasarte sdb
Giornalista per caso. Anni di ufficio stampa in pubbliche istituzioni, dove si legge e si scrive solo su precisi argomenti e seguendo ferree indicazioni. Poi, l'opportunità di iniziare veramente a scrivere. Di cosa? di tutto un po', convinta, e sempre di più, che informare correttamente è un servizio utile, in certi casi indispensabile.
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