Pompei non smette di stupire. Ingabbiato per quasi duemila anni dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. che portò alla distruzione Ercolano, Stabia , Oplontis e Pompei, torna ora a nuova vita un piccolo giardino incantato.
A seguito di nuovi lavori nell’area archeologica condotti dal direttore Massimo Osanna, è venuto alla luce un altare per il culto dei Lari, che nel mondo romano di quel tempo erano i protettori della casa e della famiglia. Il quadro pittorico emerso dallo scavo rappresenta scene idilliache e beneauguranti: una coppia di sinuosi serpenti che rappresentano la scelta di un simbolo di buon auspicio. Ma non è il solo. Un pavone solitario, fiere dorate in lotta con un cinghiale nero sotto cieli baluginanti che vedono il volo di delicati uccellini, completano il quadro pittorico. Poi c’è anche un pozzo, una grande vasca colorata e infine un ritratto di un uomo con la testa di un cane. Questo piccolo tesoro è riemerso integro, malgrado la copertura di pomici e lapilli che nel 79 distrusse la casa. I colori abbaglianti e le figure tornano a vivere in un immortale gioco tra illusione e realtà.
Gli esperti confermano che ci troviamo di fronte a ”più grande e maestoso larario finora rinvenuto a Pompei”. Che si tratti di un luogo di culto gli archeologi non hanno dubbi in quanto la certezza è arrivata dalla scoperta dell’arula in terracotta, posata come duemila anni fa ai piedi dell’edicola dove erano contenute le statuine dei Lari. Presso l’arula si evidenziano ancora i resti di qualche offerta non ancora carbonizzata lasciata dai padroni di casa in quelle ore concitate che precedettero la distruzione della città da parte di quella furia piroplastica scatenata dal Vesuvio.
“Una stanza meravigliosa ed enigmatica che ora dovrà essere studiata a fondo”, sottolinea appassionato il direttore del Parco Archeologico, Massimo Osanna. Infatti per ora rimane un mistero chi fosse il proprietario di questo lararario così ben curato nei dettagli però siamo convinti che lo riveleranno i lavori dei prossimi mesi quando verranno liberate dai lapilli altre due stanze che si affacciavano sul giardino.
G.C.
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