Per fortuna non è un “complotto”. Almeno così la pensa l’ex presidente del consiglio nonchè leader del Pd, Matteo Renzi, impegnato in queste ore a fronteggiare l’ondata fastidiosa e un po’ nauseabonda di critiche provocata dall’arresto dei suoi genitori accusati di bancarotta fraudolenta. I fatti sono noti: Tiziano Renzi e sua moglie Laura Bovoli sono agli arresti domiciliari a casa, perchè i magistrati sono convinti che siano al centro di un giro di fatturazioni false e di mancate compensazioni previdenziali e fiscali che hanno convinto i giudici a mettere sotto chiave i due anziani coniugi, probabilmente per evitare che possano inquinare le prove.
Fin qui i fatti di cronaca giudiziaria che ora dovranno attendere il responso defintivo del tribunale che sicuramente non si avrà, visti i tempi biblici della giustizia italiana, prima di qualche anno. Ma tant’è, la frittata ormai è fatta ed il rischio che questo provvedimento cautelare per la famiglia Renzi possa rappresentare la pietra tombale politica per l’ex enfant prodige della Leopolda è molto alto. Anzi praticamente certo. Comprensibilissima la veemenza con la quale Matteo Renzi si difende, ma purtroppo per lui, a remare contro una possibile via d’uscita ci sono anche altri capitoli, tutti pesantissimi: dalle vicende di Banca Etruria allo scandalo del Monte dei Paschi di Siena, per finire poi alle vergognose vicende che hanno amcora una volta coinvolto Renzi padre e cioè la vicenda Consip. Altra grana da niente dalla quale non appena ci sarà il processo potrebbero venir fuori altri scenari indesiderabili.
La valenza di quanto sta accadendo in queste ore si potrà misurare dal punto di vista politico solo nei prossimi giorni E questo per ragioni fin troppo evidenti. La vicenda di papà e mamma Renzi peserà sulle primarie del Pd che si terranno il prossimo 3 marzo. Ma pensare che questo episodio grave non incida sulle prossine elezioni europee di maggio è altrettanto ingenuo. Peserà e come perchè ormai è chiaro a tutti che il Pd è un partito che non può dare lezioni di etica politica o convivenza sociale a nessuno. Tantomeno a quei milioni di italiani che da anni chiedono più giustizia e meno corruzione. Più solidarietà e meno intrallazzi. Più libertà dai giochi dei potentati politico affaristici e meno connivenza con i poteri forti che hanno stretto intorno al collo del Paese un nodo scorsoio che il governo ha detto di voler recidere.
Da qui quel grande consenso popolare all’esecutivo giallo verde e da qui quella lezione che ora, grazie a questo ennesimo infortunio, qualcuno (sicuramente tanti) continuerà a ricordare al Pd, unico partito insieme a Forza Italia di Berlusconi rimasto a difendere, con nostalgia, l’Europa degli gnomi di Francoforte, a difendere in altre parole quella pericolosa santa alleanza che negli ultimi dieci anni ha minato la credibilità delle istituzioni in Italia ed in Europa.
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