L’Italia si conferma sempre di più come uno dei Paesi più vecchi del pianeta e sicuramente il più vecchio d’Europa.
La notizia non è certo nuova però la conferma di essere un Paese in fase di inarrestabile declino è fuori discussione. La conferma viene dal rapporto “Noi Italia” dell’Istat dal quale emerge che a gennaio 2018, il rapporto tra gli anziani (65 anni e più) e i giovani (meno di 15 anni) registra un nuovo record nazionale, raggiungendo quota 168,9.
Cosa significa questo dato? Che il declino del Paese, salvo correttivi legati al miglioramento del tasso di natalità e al ruolo che al riguardo possono giocare gli immigrati, rischia, come il surriscaldamento della terra, un punto di non ritorno.
Il discorso non si presenta certo facile per l’incremento della natalità del Paese: le nuove generazioni convolano poco a nozze e in compenso divorziano anche gli strati di famiglia più tradizionale. Le stesse politiche in favore delle famiglie in generale e delle donne lavoratrici in particolare segnano il passo ormai da anni e all’orizzonte non si intravedono, almeno per il momento, grandi strategie di recupero.
Da qui la drammatica forbice che ci attribuisce questo poco piacevole record di Paese più vecchio d’Europa e tra i più canuti del mondo.
Sempre in materia di procreazione poi, c’è da ricordare che siamo invece ultimi, insieme alla Spagna, per il tasso di fecondità che si stima per il 2018 attestarsi su una media di 1,32 figli per donna, in linea con il 2017. Un valore sensibilmente inferiore alla cosiddetta ‘soglia di rimpiazzo’ che garantirebbe il ricambio generazionale, afferma l’Istat nel rapporto.
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