Nuova preoccupante allerta per il pianeta. Un milione di specie animali e vegetali, vale a dire 1 su 8, sono a rischio estinzione nel breve termine. E’ il quadro che emerge da un rapporto Onu che sottolinea come “stiamo erodendo le basi delle nostre economie, i mezzi di sussistenza, sicurezza alimentare e qualità della vita”. Lo studio, che si sviluppa in 1.800 pagine, è la prima e completa fotografia dello stato della biodiversità mondiale dal 2005. E’ stato realizzato grazie alla documentazione fornita da 400 esperti mondiali di oltre 50 Paesi.
Frutto di 3 anni di censimenti e analisi, il dossier spiega come la Terra sia all’inizio della sesta estinzione di massa, la prima attribuita all’uomo. “Non è troppo tardi per agire, ma solo se cominciamo subito”, avverte ha avvertito la Piattaforma intergovernativa per la biodiversità e i servizi ecosistemici (IPBES), riunita da una settimana all’Unesco di Parigi. Gli esperti dei 110 Paesi, sui 132 dell’organizzazione Onu, presenti ai lavori vogliono tuttavia continuare a nutrire un briciolo di speranza: evitare il peggio, avvertono, è ancora possibile, a condizione di porre fine all’eccessivo sfruttamento del pianeta terra.
Le azioni dell’uomo infatti hanno alterato la natura in tutto il mondo. Tre quarti dell’ambiente terrestre e circa il 66% dell’ambiente marino sono stati modificati in modo significativo. Più di un terzo della superficie del pianeta e quasi il 75% delle risorse di acqua dolce sono ora destinate alla produzione di colture o di bestiame e circa 1 milione di specie animali e vegetali, come non si era mai verificato nella storia dell’umanità, rischiano l’estinzione. Molte potrebbero scomparire fra pochi decenni. Il rapporto offre anche uno studio completo dell’interconnessione tra cambiamento climatico e perdita di natura. Fra le principali cause dei mutamenti dell’ecosistema c’è il cambiamento climatico provocato proprio dall’azione umana. Questi cambiamenti a loro volta sono andati ad impattare in modo diffuso su molti aspetti della biodiversità, a cominciare dalla stessa distribuzione delle specie.
Secondo gli scienziati che l’hanno compilato potremmo migliorare la sostenibilità dell’agricoltura progettando il territorio in modo da garantire la produzione di cibo, ma anche il sostentamento delle specie che vivono sul terreno. Tra gli altri suggerimenti, la revisione delle catene alimentari e la riduzione dei rifiuti alimentari. Quanto alla salute degli oceani, il rapporto raccomanda quote di pesca efficaci, aree marine protette e una riduzione dell’inquinamento che passa dalla terra al mare.
Rachel Warren, docente di cambiamento globale e biologia ambientale presso l’Università dell’East Anglia, ha detto alla CNN che i governi dovrebbero concentrarsi sul “ripristino di ecosistemi distrutti o degradati con specie autoctone, che contribuisce ad affrontare sia la perdita di biodiversità che i cambiamenti climatici”. “La biodiversità è alla base dei servizi all’ecosistema come l’impollinazione, la prevenzione delle inondazioni, la depurazione delle acque e dell’aria e la conservazione del suolo, e rischiamo di perdere servizi vitali con gravi conseguenze negative per la civiltà umana”.
“La nostra è la prima generazione che ha gli strumenti per capire come la Terra sia stata cambiata dalle persone a nostro rischio e pericolo. Siamo anche l’ultima generazione che ha l’opportunità di influenzare il corso di molti di questi cambiamenti, ora è il momento di agire, non in modo incerto e incrementale, ma in modo drastico e audace” ha detto Guenter Mitlacher, direttore della International Biodiversity Policy, WWF Germany.
AGMC
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