L’Italia registra il tutto esaurito non nelle località turistiche, nelle città d’arte o nei ristoranti rinomati. Più semplicemente e drammaticamente nel computo delle risorse naturali che rimangono in dotazione per l’anno in corso. Vale a dire che il Bel Paese ha già esaurito la sua quota di fonti alimentari, minerarie, idriche ed energetiche disponibili per l’uomo e a lui utili. Siamo solo al 15 maggio e il nostro Paese ha già raggiunto l’Overshoot Day – il giorno del sovrasfruttamento – cinque giorni dopo la media dei vicini europei (ma il peggior risultato tra i Paesi dell’area mediterranea) ma due mesi e mezzo prima di quello ufficiale al livello planetario.
Il campanello d’allarme arriva dall’ultimo rapporto del Fondo Mondiale per la Natura (World Wide Fund for Nature, WWF) e del Global Footprint Network, pubblicato a meno di due settimane dalle elezioni europee. L’Overshoot Day della Terra intera si colloca di solito nel mese di agosto; di fatto, ogni anno arriva sempre prima. Nel 2019 quello della piccola Europa è arrivato ben prima, il 10 maggio, e oggi tocca proprio all’Italia.
In base al rapporto WWF- Global Footprint Network, il vecchio continente che ospita appena il 7% della popolazione, sfrutta da solo il 20% della biocapacità terrestre. Dal 1961 al 2016 l’impronta ecologica dei Paesi membri dell’Ue è cresciuta, passando da 1,6 a 2,3 ettari globali (gha). L’impronta ecologica media del singolo residente in Europa è invece diminuita negli ultimi anni, dopo un picco nel 2007, in gran parte a causa della crisi economica.
In ciascun paese Ue, Italia compresa, la voce più costosa nella bolletta dell’impronta ecologica è quella delle emissioni di CO2, seguita dal fabbisogno di suolo e legname della foreste e dalla richiesta di terre da coltivare. Storicamente la principale incidenza del debito accumulato dagli italiani col Pianeta riguarda il settore dei trasporti e la produzione di cibo, con un consumo troppo elevato di energia, acqua, terreni e foreste.
Globalmente il vecchio Continente è un cattivo alunno, ma il meno virtuoso tra i 28 è il piccolo e ricco Lussemburgo, che ha consumato le sue risorse a disposizione dopo soli 46 giorni dall’inizio del 2019, esaurite lo scorso 16 febbraio. La Bulgaria è invece la nazione più parsimoniosa, che avrà risorse a sufficienza fino al 22 giugno.
L’Overshoot Day si calcola confrontando l’impronta ecologica di ogni singolo cittadino – in questo caso italiano – con la biocapacità, cioè la capacità del Pianeta di rigenerare risorse naturali per ogni suo abitante. Secondo i ricercatori l’impronta ecologica “include le aree biologicamente produttive necessarie a produrre cibo, fibre e legname che la popolazione di quel paese consuma, ad assorbire i materiali di scarto – come le emissioni di CO2 – prodotti per generare l’energia che un Paese utilizza e a sostentare le infrastrutture che il paese realizza”.
Il nostro Pianeta è in grado solo in parte di rinnovare ciò che continuamente gli chiediamo: campi per coltivare cibo e fibre, nutrire gli animali, produrre oli e carburanti; foreste da cui ricavare legname e che sequestrino CO2; pascoli per allevare e produrre carni, latte, pelli e lana; pesci che già peschiamo oltre il consentito, suolo che occupiamo con nuove infrastrutture.
Se i ritmi di consumo degli italiani fossero quelli di tutti gli abitanti del pianeta, avremmo bisogno di 2,72 Terre per soddisfare tutte le nostre richieste. Molto di più del debito che già l’umanità intera sta accumulando, spendendo risorse che non ha, pari alle ricchezze naturali di 1,7 Terre, e che il pianeta non è più in grado di rigenerare.
Se l’Europa fosse un unico paese, occuperebbe il terzo posto di questa classifica che deve incutere preoccupazione in ognuno di noi. Insieme Cina, Stati Uniti, India, Russia e Brasile hanno la maggiore impronta ecologica del mondo. La Cina ha una impronta ecologica complessiva due volte più alta di quella di Europa e Stati Uniti, ma riportata ai suoi singoli cittadini è in realtà molto più bassa, essendo una nazione molto più popolosa.
Per le sue foreste, il Brasile ha una delle più alte riserve di biocapacità del Pianeta, ma viene sempre più erosa a causa dalla crescente deforestazione dell’Amazzonia, primo polmone verde del Pianeta, in risposta all’aumento della domanda interne di risorse e sempre meno tutelata dal governo del presidente di estrema destra Jair Bolsonaro.
Non rimane che accogliere il grido d’allarme degli autori di questo rapporto come una esortazione ad un uso più parsimonioso delle risorse naturali utilizzate quotidianamente. Soltanto così si può ipotizzare di riuscire nel 2020 a spostare più in là la fatidica scadenza ‘Overshoot Day’.
Sui social la parola d’ordine è #MoveTheDate: è l’invito ad agire singolarmente e collettivamente per allontanare la data del “tutto esaurito” della Terra.
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