Sono passati 27 anni dalla strage di Capaci che alle 17.56 del 23 maggio 1992 pose fine alla vita di Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo, anche lei magistrato, e dei tre agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Quel giorno, appresa la notizia, nel carcere dell’Ucciardone a Palermo, i mafiosi reclusi festeggiarono. Era l’inizio di una stagione difficile per il nostro Paese e di un’estate che vide l’atroce omicidio anche di Paolo Borsellino. Poi lentamente, lo Stato tornò ad essere presente in una terra difficile e compromessa da lunghi anni di malaffare.
Così, nell’aula bunker di quello stesso carcere, questa mattina, i maggiori rappresentanti dello Stato si sono ritrovati per commemorare l’azione anti-mafia del magistrato palermitano. “La Repubblica si inchina nel ricordo delle vittime e si stringe ai familiari”, ha esordito così il Capo dello Stato, Sergio Mattarella che ha poi ringraziato: “quanti da una ferita così profonda hanno tratto ragione di un maggior impegno civico per combattere la mafia, le sue connivenze, ma anche la rassegnazione e l’indifferenza che le sono complici”. Ha poi ricordato che il sacrificio di Giovanni Falcone: “è divenuto motore di una riscossa di civiltà, che ha dato forza allo Stato nell’azione di contrasto e ha reso ancor più esigente il dovere dei cittadini di fare la propria parte, per prosciugare i bacini in cui vivono le mafie”.
Il premier Giuseppe Conte ha aggiunto: “La lotta alla mafia è una battaglia di libertà contro chi vuole confondere la verità con la menzogna, contro la politica deviata, contro l’opacità. La lotta alla mafia è una battaglia per le persone. La lotta alla mafia è una battaglia anche contro la paura”. Ha poi ribadito l’impegno del Governo innanzitutto a sostegno delle forze dell’ordine impegnate ogni giorno nella lotta contro l’illegalità e poi l’importanza di attivare politiche che estirpino le radici stesse delle pratiche mafiose: “laddove manca il lavoro, ci sia una rete adeguata che aiuti in questa ricerca e ci sia comunque un reddito per chi l’ha perduto e non ha altre fonti di sostentamento; ci sia una casa per chi l’ha persa; sia sempre garantito il diritto all’istruzione, non manchi mai l’assistenza sanitaria per tutti, anche nei luoghi in cui la politica e l’amministrazione hanno deciso di barattarla con il profitto personale”.
L’anniversario è stato però costellato da polemiche e defezioni. All’appuntamento nell’Aula bunker, organizzato dalla Fondazione Falcone, erano assenti quest’anno molti leader di associazioni note per il loro impegno, come pure il Presidente dell’Antimafia all’Assemblea regionale siciliana, Claudio Fava. Proprio Fava ha dato il via alle polemiche con un post su Facebook in cui annunciava di non voler partecipare. Al centro della polemica la scaletta giudicata troppo “televisiva” e la presenza del ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Proprio Salvini, intervenuto ad una trasmissione di Rai Radio 1, ha commentato “Chi si divide sulla lotta alla mafia sbaglia. Chiunque usi una giornata come questa per attacchi politici non fa un torto a me, ma al Paese”.
A cercare di placare gli animi la sorella del magistrato ucciso, Maria Falcone, che ha rimarcato: “Le polemiche non devono esistere perché dividono e creano isolamento. La cosa bella di cui parlare sono questi giovani che vengono a Palermo per ricordare Giovanni, Paolo e per parlare di legalità e lotta alla mafia”.
Tuttavia anche il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, ha disertato la cerimonia all’Ucciardone. “Mi ero augurato che qualsiasi presenza istituzionale oggi all’Aula bunker non si trasformasse in occasione per comizi pre-elettorali, ho appreso che purtroppo non sarà così col previsto intervento di chi solo tre giorni fa ha attaccato i magistrati siciliani”. Perciò dopo aver accolto all’ingresso dell’Aula bunker il presidente della Camera, Roberto Fico, e il premier Conte ha spiegato: “Sarò oggi nelle piazze della città, con i cittadini di Palermo e con gli studenti di tutta Italia, sarò lì dove si renderà doveroso omaggio istituzionale e umano alla memoria delle vittime”.
Ad aprire le cerimonie come è consuetudine ormai dal 2002 è stato l’arrivo nel porto siciliano della Nave della Legalità. Partita ieri sera da Civitavecchia, con 1500 studenti a bordo provenienti dalle scuole di tutta Italia, la nave fa parte di un progetto voluto dalla Fondazione Giovanni e Francesca Falcone in collaborazione con il Miur. I ragazzi, che nella serata di ieri hanno partecipato sulla nave al dibattito sul tema della legalità, stamattina sono sbarcati al grido di “noi la mafia non la vogliamo” e scandendo i nomi di “Giovanni e Paolo”. Perché è anche attraverso l’educazione e l’impegno delle nuove generazioni che passa una lotta sempre più efficace alla mafia.
E.R.
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