È partito lo spettacolo più rock dell’anno con un Vasco Rossi in formissima nelle prime due date delle 6 previste a San Siro (anche 6, 7, 11 e 12 giugno), corpus centrale e base di partenza di un tour che si concluderà con altre due date a Cagliari.
Si apre con Qui si fa la storia: una promessa che si inserisce perfettamente in quello che è uno dei principali temi di Vasco live, oggi e da tempo: l’epica. Epica è l’intro che lo accoglie sul palco, grandiosa è tutta la presentazione della sua icona su maxischermo prima di quell’inquadratura sui suoi occhi. Rapsodiche sono le grafiche tra Blade Runner e Fast and Furious che attraversano il palco per tutto il concerto, con la pretesa di inglobare i musicisti in palle di fuoco in movimento, autostrade pretenziosamente tridimensionali ed effetti in eccesso. Vasco vuole rompere gli schemi, vuole trasformare la sua musica in “punk duro per gente dura” così afferma nelle sue ultime interviste. E ci riesce perfettamente, davanti al suo pubblico festante, puro e innamorato più che mai del rocker italiano .
Vasco aveva dichiarato prima della partenza del tour “il rock ti porta fuori da questo mondo brutto, antipatico, triste e pieno di gente cattiva. La definisce ‘fuga dalla realtà’, anche se solo per una sera. E come dargli torto.
In ogni caso, però, va detto: Vasco è un mostro, è un mostro mitologico che vive nelle sue canzoni, che, se a parlare si perde, a cantare in questo giugno 2019, non perde un colpo. Saranno stati gli allenamenti nel suo buon ritiro a Los Angeles, sarà l’amore incondizionato dei suoi fans, lui si presenta a 67 anni suonati con una voce in grandissima forma e sbavi morbidissimi per uno che ha fatto dello sbavo e dell’imprecisione la sua naturale classe assoluta, la sua cifra estetica e la sua fortuna. Commuove, La nostra relazione che spunta all’improvviso e spalanca lo sterno, Massimo Riva – musicista e amico, scomparso 20 anni fa – che emerge dalle sue canzoni. A tal punto da fartelo vedere lì, con la sua chitarra, in quei pezzi, che nessuno può dimenticare e che rendono Vasco l’amico di sempre, malinconico, con la testa bassa, gli occhi lucidi in uno struggimento che commuove tutti.
Le donne gli lanciano ancora i reggiseni quando parte “Rewind”, lui ci gioca, li annusa, sorride, li ributta nel pubblico, e il pubblico urla: “Fammi godere”. Perché lui è ancora l’icona delle libertà, della trasgressione e, non dimentichiamo, la grande amicizia con Marco Pannella sempre presente nei suoi ricordi fuori e dentro il palco.
Il campionario dei gesti è fermo nel tempo, commovente e pervasivo a tal punto che il pubblico lo imita, lo riproduce, lo ha fatto proprio: il movimento del suo corpo, le braccia spalancate verso il cielo, mentre lui grida al suo popolo innamorato la frase che tutti vogliono sentire, per un minuto, una volta soltanto: “Andrà tutto bene, ce la farete tutti”.
Il concerto si conclude, alle ultime battute, mentre i fuochi d’artificio tagliano a colori il cielo di San Siro sulle note, oggi quarantennali, di Albachiara. E tutto il mondo, per pochi istanti, è davvero fuori.
Barbara Ruggiero
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