Anche le carte di credito possono aiutare l’uomo a raddrizzare i conti con la natura. In particolare riducendo le emissioni di diossido di carbonio, o CO2, o anidride carbonica, prodotto dalle attività umane e ritenuto, se in misura incontrollata, la causa principale dell’effetto serra, quindi il surriscaldamento globale.
Non è una fake, bensì il risultato conclamato da due ricerche olandesi che hanno studiato l’impatto ambientale dei due diversi sistemi di pagamento, quello cash e quello cashless ovvero con carta di credito di debito.
Per quanto riguarda il pagamento in contanti, l’impatto ambientale di ogni transazione è pari a 4,6 g di CO2 equivalenti (CO2e). L’impatto è dovuto in particolare alla fase di produzione delle monete (32%) e a quella operativa (64%), ovvero all’esercizio degli sportelli automatici e al trasporto di monete e banconote (64%). Ogni transazione con carta di debito ha invece un impatto ambientale di 3,78 grammi di CO2e: in pratica, come una lampadina a basso consumo energetico da 8 W lasciata accesa per un’ora e mezza. Ad incidere, in questo caso, sono soprattutto terminali per i pagamenti (75% dell’impatto totale), in particolare per i materiali (37%) e per il consumo di energia (27%).
Lo studio olandese
Secondo lo studio olandese, uno dei problemi è legato al fatto che i terminali rimangano accesi h24 e per la maggior parte del giorno in modalità standby, per aggiornare frequentemente il loro software, mentre tra le operazioni che richiedono picchi di energia figurano la lettura della carta, la creazione di un messaggio di autorizzazione e la stampa dello scontrino. L’utilizzo di energia totale medio per transazione per terminale è di 0,23 Wh.
Tuttavia, l’impatto delle transazioni cashless potrebbe diminuire fino al 44% mettendo in campo alcune soluzioni, come l’utilizzo di energia rinnovabile per il funzionamento dei Pos e dei data center, o l’aumento della durata della vita delle carte di debito da 3,5 a 5 anni. Inoltre, lo studio sottolinea l’importanza della riduzione della modalità standby del 50%, che da sola abbasserebbe l’impronta ambientale delle transazioni con carte di debito dell’11%.
Questo sarebbe possibile – suggerisce lo studio olandese – fissando alcuni momenti per l’aggiornamento dei software, permettendo così ai rivenditori di spegnere i Pos quando il negozio è chiuso, senza doverli tenere accesi 24 ore al giorno.
Il metodo SumUp
“È una soluzione che con SumUp già prevediamo: i lettori di carte SumUp entrano infatti in funzione all’occorrenza. Possono essere spenti senza problemi durante giornate o orari di non utilizzo, semplicemente attraverso il bottone di accensione posto sul dispositivo. Basterà poi riaccenderlo e collegarlo velocemente allo smartphone, così da offrire ai clienti la possibilità di pagare con smartphone o carta anche per importi piccoli e, soprattutto, in qualunque contesto. Durante l’utilizzo, il lettore è invece in standby fin quando non viene aperta la app sullo smartphone”, sottolinea Marc-Alexander Christ, Co-Founder di SumUp.
“La dematerializzazione delle attività è una strategia in linea di massima sempre più efficiente in termini ambientali, dal momento che limita l’impronta ambientale generata dai prodotti ‘fisici’ in tutte le fasi del loro ciclo di vita (produzione, trasporto, scambio e fine vita)”, precisa Paolo Viganò, Csr Manager di Rete Clima.
Lotta all’inquinamento, un’esigenza morale
Anche il premier Giuseppe Conte, intervenendo oggi al ‘Clean air dialogue’, a Torino, ha ribadito che “la lotta all’inquinamento è un’esigenza morale e politica. L’Italia non è ancora in linea con le direttive Ue – ha detto Conte -dobbiamo impegnarci di più e per questo abbiamo definito un percorso che ci porterà all’allineamento”. Superare quindi il disallineamento, ha concluso, “deve essere un obiettivo non estemporaneo ma continuo per garantire alle nuove generazioni un ambiente pulito”.
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