“La percezione del tempo, soprattutto in certe situazioni di forte emotività, subisce delle notevoli alterazioni, ore trascorrono in un lampo e pochi minuti durano un’eternità”. Una frase dal libro “Segnali di fumo” che Andrea Camilleri pubblicò nel 2014.
Chissà come è trascorso invece il suo di tempo, rinchiuso nella rianimazione dell’ospedale romano Santo Spirito dal 17 giugno scorso. Perché Andrea Camilleri, il grande scrittore siciliano, è morto stamani a un mese esatto dal ricovero.
“Le condizioni sempre critiche di questi giorni si sono aggravate nelle ultime ore compromettendo le funzioni vitali – è scritto nel bollettino dell’ospedale -. Per volontà del maestro e della famiglia le esequie saranno riservate. Verrà reso noto dove portare un ultimo omaggio”.
Si conclude oggi la vita terrena del grande narratore della sua Sicilia e della ‘sicilianità’ che il prossimo 6 settembre avrebbe compiuto 94 anni. Ma a parlare di lui, della sua cultura sconfinata che è riuscita a raggiungere un pubblico vasto e diversificato con l’intelligenza e il fascino dei suoi romanzi – basterebbero solo i numeri a parlare: 100 libri, 27 romanzi su Montalbano, un fenomeno da 31 milioni di copie – lasciamo che sia Luca Zingaretti, l’interprete del suo personaggio più noto, il Commissario Montalbano.
Chi era per lui Camilleri? ” Un Maestro prima di tutto, un uomo fedele al suo pensiero sempre leale, sempre dalla partedella verità che ha raccontato tutti noi e il nostro paese”. Così l’attore Luca Zingaretti su Instagram con un lungo e commosso post lo ricorda.”Mancherai. È inevitabile, è doveroso. Per la tua statura artistica, culturale, intellettuale e soprattutto umana – prosegue l’attore – Le tue parole resteranno sempre con la stessa semplicità e con l’immensa generosità e saggezza con cui le hai condivise, da mente libera e superba quale sei. Ma soprattutto mancherai a me perché in tutti questi anni meravigliosi in cui ho incrociato la mia vita con quella del commissario, mi sei stato amico. Ho avuto la strana sensazione che bastasse un tuo tratto di penna a cambiare la mia vita”.
Ho vissuto accanto a te, nel tuo mondo, quello che avevi creato, quello che ti apparteneva perché uno scrittore non può che riportare se stesso nelle cose che scrive. E ho imparato tantissimo. Il rispetto per le persone, tutte, per se stessi, e per le persone deboli. Perché il tuo commissario è così che la pensa – scrive ancora Zingaretti – A volerti bene no. Quello già sapevo farlo dai tempi dell’accademia, quando non ci trattavi da allievi, ma piuttosto da colleghi. Ho imparato che il valore delle persone non c’entra nulla con quello che guadagnano, con le posizioni che ricoprono, con i titoli che adornano il loro cognome: le persone si valutano per quello che sono”.
“Adesso te ne vai e mi lasci con un senso incolmabile di vuoto, ma so che ogni volta che dirò, anche da solo, nella mia testa, ‘Montalbano sono!’ dovunque te ne sia andato sorriderai sornione, magari fumandoti una sigaretta e facendomi l’occhiolino in segno di intesa, come l’ultima volta che ci siamo visti a Siracusa. Addio maestro e amico, la terra ti sia lieve! Tuo Luca”. Conclude così l’interprete del commissario Montalbano il suo intenso ricordo di colui che in ogni caso rimarrà nel novero dei grandi rappresentanti di quella cultura alta che sa farsi popolare e accessibile. Che ha saputo educare i suoi lettori alla storia e alla tradizione attraverso il potere dell’immaginazione e dei sogni.
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