L’ultimo addio al Pd, tra indifferenza e tanti sbadigli è stato quello di Carlo Calenda il liberale. Ma di questa ennesima scissione in area progressista, sinceramente sono stati pochi se non proprio nessuno, a dolersene. All’ombra di Zingaretti tutto scivola via in un contesto di rassegnazione. Ma perché?
La sinistra italiana ormai è un puzzle destrutturato, animato da personaggi ondivaghi, interessati più ai like che alle ideologie, un viaggiare continuo tra nuove idee e nuovi simboli che, come funghi, nascono dalle ceneri del Pci, per morire nella penombra di una Italia più stanca che indifferente.
La politica italiana ha perso la sua identità. E’ frammentata al suo interno e distrutta ideologicamente, vittima di un’involuzione da far girare la testa non solo alla gente comune, ma anche agli stessi personaggi che pure la Repubblica dovrebbero pensare a tutelarla e migliorarla.
Ma sia. C’era una volta il Partito comunista italiano, una falce, un martello e un canto popolare “Bandiera rossa”. “Avanti popolo, alla riscossa” intonavano gli operai contro i “padroni” delle fabbriche. Era il dopo guerra, l’onda lunga del Comintern, della rivoluzione bolscevica, di Stalin, era vissuta con passione. Era il tempo dove i lavoratori di matrice comunista e socialista si riconoscevano “nel partito”, senza riserve.
A quali valori si ispiravano gli uomini della sinistra italiana? ”Essere ‘rossi’ voleva dire soprattutto stare dalla parte dei più deboli e rivendicare, per le categorie marginali, un pacchetto più ampio di diritti” ha scritto Giorgio Cesarale, Professore associato di Filosofia politica alla Università Ca’ Foscari di Venezia.
La democrazia diretta ha portato all’estinzione dei raggruppamenti territoriali, al disfacimento delle rappresentative sindacali e alla scomparsa dei comizi di piazza.
La comunicazione e le idee si sono “liquefatte” in tweet o in post rendendo i cittadini, una volta tifosi di uno e una volta sostenitori dell’altro, soggetti passivi pressoché inutili. L’ideologia poteva andare in soffitta. E con essa il mito della missione e dell’impegno.
Una lunga crisi identitaria quella della sinistra, iniziata con la svolta della Bolognina del 1991 quando fu decretata la fine del PCI e la nascita del Pds. Poi, dopo l’esperienza dei Ds con la riproposizione di un alleanza tra mondo cattolico ed eredi del Bottegone, la nascita del partito democratico nel 2007, quando i sintomi della dissoluzione si cominciavano a farsi sentire. Poi l’abisso politico culturale della Leopolda di Matteo Renzi e la scelta del liberismo ultracapitalista di Italia viva. L’inizio della fine. Il colpo di grazia.
Un processo che non ha certo risparmiato i partiti politici di destra. Trasformato il Movimento Sociale Italiano di Giorgio Almirante, nel 1995, in Alleanza Nazionale e confluita questa nel Popolo della Libertà, successivamente a seguito dell’uscita di Gianfranco Fini e del fallimento di Futuro e Libertà, e del ritorno di Berlusconi a Forza Italia, il vecchio mondo di AN si è trovato diviso in una serie di realtà. Una parte è rimasta in Forza Italia, una parte nella Lega, la parte principale dopo un periodo di diaspora si è ritrovata in Fratelli d’Italia.
Si sono succeduti, a destra e a sinistra, sigle e capi politici in un girotondo senza fine, un labirinto dove i valori di sinistra e di destra sono diventati evanescenti ricordi, niente più operai con i loro diritti, il sociale come giustizia civile, l’uguaglianza come accettazione degli ultimi, la patria come casa degli italiani e i valori legati alla famiglia e alla logica dei diritti e dei doveri.
Sono comparsi sulla scena politica simboli creati da designer della grafica ed esperti in web marketing. Il pensiero e l’ideologia sono diventati simboli alla moda,roba priva di contributi, ed ecco allora i colori sgargianti di “Italia Viva” e “Azione”, gli ultimi nati dopo le scissioni dal partito democratico. Sei scissioni in meno di 12 anni hanno frantumato anche iconograficamente la sinistra italiana. Dal falce e martello alle virgole colorate.
Certamente Antonio Gramsci non poteva mai immaginare che un giorno i suoi nipoti avrebbero abbandonato il partito democratico con un whatsapp, come ha fatto Matteo Renzi in una notte, mandando un messaggio all’amico Zingaretti: ”Ho deciso di lasciare il Pd e di costruire insieme ad altri una casa nuova per fare politica in modo diverso”. Due parole di commiato simile a come si esce, senza pensieri, da una chat della scuola.
La politica italiana è dunque ormai uno spazio liquefatto, saldamente in mano ai gruppi di potere della finanza, dell’economia e padroni del progresso tecnologico.
E mentre l’Italia va a rotoli, “Italia Viva”, i girotondini, le “Sardine”, i Gattini di Salvini e la “Scossa” di Carlo Calenda distraggono gli italiani dai tanti veri problemi che affliggono il Paese.
Lavoro, istruzione, giustizia, sanità sono diventati un dettaglio non importante nelle parole inconsistenti della politica italiana.
Sono lontani i tempi di Enrico Berlinguer che a confronto con Eugenio Scalfari parlando della politica raccontava: ” I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela; scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società, della gente; idee, ideali, programmi pochi o vaghi; sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune. La loro stessa struttura organizzativa si è ormai conformata su questo modello, e non sono più organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la maturazione civile e l’iniziativa: sono piuttosto federazioni di correnti, di camarille, ciascuna con un “boss” e dei “sotto-boss””.
In questo contesto fa tristezza anche ricordare un uomo politico , un leader, come Enrico Berlinguer morto trentacinque anni mentre teneva un comizio a Padova, arringando migliaia di compagni di partito che lo ascoltavano in religioso silenzio.
Di quella grande eredità storica, morale e politica non si trova più traccia. Il decadimento ideologico dei figli dei figli ha trasformato la politica di oggi in pesci, gatti e altri animaletti, più indicati per uno zoo che per i vituperati anche se pur sempre nobili ambiti della politica e dell’etica sociale.
Barbara Ruggiero
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