Da oggi fino al 13 dicembre, a Madrid, COP 25, la Conferenza Onu sul clima. Quasi 200 Paesi riuniti con un obiettivo difficile da raggiungere: dare attuazione agli Accordi di Parigi sulle emissioni di anidride carbonica e sul riscaldamento globale.
La politica alla prova delle decisioni vere. Si tratta della riunione, sotto l’egida delle Nazioni Unite, che dovrebbe (il condizionale è obbligatorio) dare una serie di risposte, sotto forma di azioni vincolanti, alle evidenze scientifiche rispetto al cambiamento climatico: il nostro pianeta sta soffrendo e ci troviamo di fronte a una situazione di quasi non ritorno – come ha evidenziato il segretario generale dell’Onu Antonio Guterrez – se non si metteranno in atto politiche reali e fattive per contrastare gli effetti del cambiamento climatico.
Mancherà il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che poco meno di un mese fa ha avviato formalmente la procedura per uscire dall’accordo sul clima di Parigi. Al suo posto ci sarà la speaker della Camera Nancy Pelosi, del Partito Democratico, insieme a una delegazione di parlamentari.
Secondo il dirigente del Palazzo di Vetro, ”è cruciale che nei prossimi 12 mesi arrivino impegni nazionali più ambiziosi, in particolare da parte dei maggiori inquinatori, con l’obiettivo di cominciare subito a ridurre le emissioni di gas serra a un ritmo tale da raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050″.
Alla conferenza sul clima di Madrid dovrebbero prendere parte nelle prossime due settimane nella capitale spagnola circa 29mila persone.
La “Conferenza delle parti” (Cop), avrebbe dovuto tenersi a Santiago del Cile, ma è stata spostata in Spagna a causa delle proteste antigovernative degli ultimi mesi in Cile, si svolge ugualmente sotto la presidenza del governo del Cile, presidente il ministro dell’Ambiente del Cile Carolina Schmidt Zaldivar, e con il supporto logistico del governo spagnolo. Il trasferimento è stato finanziato da nove Paesi più l’Ue.
Ad aprire i lavori il segretario generale Guterrez e la segretaria esecutiva della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc), Patricia Espinosa. Tra i leader confermati il primo ministro spagnolo Sanchez, quello francese Philippe, la cancelliera tedesca Merkel, il presidente della Cop26 che si terrà a Glasgow nel 2020 O’Neill e una serie di democratici americani. Debutterà la nuova presidente della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen. Attesa Greta Thunberg, l’icona del movimento giovanile per il clima “Fridays for future”.
All’interno dei negoziati, i Paesi stanno – tra l’altro – tentando di fissare le regole sui “Mercati del carbonio”, giungere ad un accordo su come aiutare i paesi vulnerabili a far fronte agli impatti climatici a cui non possono adattarsi (“Perdite e danni”) e decidere come utilizzare le raccomandazioni degli scienziati. L’auspicio è un impegno più ambizioso da parte delle Nazioni che hanno sottoscritto l’Accordo di Parigi nel 2015 nei nuovi piani per il clima che dovranno essere presentati nel 2020. Questi piani – noti come Contributi determinati a livello nazionale (Ndc) nel gergo delle Nazioni Unite – devono essere aumentati di almeno cinque volte, secondo gli scienziati dell’Agenzia ambientale dell’Onu (Unep), per raggiungere a fine 2100 l’obiettivo di aumento medio della temperatura globale di 1,5 gradi centigradi rispetto ai livelli pre-industriali.
Ci si aspetta che Guterres ribadisca le quattro richieste principali avanzate in vista del Summit di settembre sul clima a New York: nessuna nuova centrale a carbone dal 2020, abbandonare i sussidi per i combustibili fossili, presentare piani climatici più ambiziosi nel 2020, lavorare sui piani per raggiungere emissioni zero di carbonio entro il 2050.
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