Il caso Gregoretti non è più un caso, almeno fino a dopo il 26 gennaio, giorno in cui gli elettori di Emilia Romagna e Calabria decideranno se la propria regione merita di cambiare colore o di continuare ad essere governata dai presidenti uscenti. Il presidente della Giunta delle immunità del Senato Maurizio Gasparri ha chiesto di respingere la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini sul caso della nave militare, precisando nella sua relazione che “a prescindere dalla configurabilità o meno di un concorso nel reato del presidente Conte (elemento sul quale la Giunta come detto non può, anzi non deve esprimersi) sicuramente è configurabile un coinvolgimento politico-governativo di quest’ultimo, comprovato innanzitutto dalla assenza di qualsivoglia presa di posizione contraria sulla conduzione del caso Gregoretti da parte del ministro Salvini e sulle scelte dallo stesso operate”. Gasparri ricorda inoltre che nella mail del 26 luglio inviata dal consigliere diplomatico di Conte, Benassi, “si legge testualmente ‘persons saved in the sea and currently on board of the ship Gregoretti’; orbene il consigliere diplomatico di Conte parla della presenza dei migranti a bordo della Gregoretti ed è quindi assolutamente inverosimile che Conte stesso non sapesse nulla della vicenda”.
Questa mattina M5s, Pd e Iv hanno chiesto invece il rinvio del voto della Giunta delle immunità del Senato sull’autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini, tenendo conto della sospensione delle attività delle commissioni di Palazzo Madama nella settimana dal 20 al 26 gennaio, invocando contemporaneamente un ulteriore approfondimento dell’istruttoria. A chiederlo durante la riunione della Giunta delle immunità del Senato che sta discutendo il caso, sono stati il senatore di Iv Francesco Bonifazi e la collega del Pd Anna Rossomando. Secondo il calendario, il voto della Giunta è previsto il 20 gennaio.
Strano l’atteggiamento dei Cinque Stelle che solo fino a ieri sera continuavano a puntare l’indice contro il leader leghista, reo di avere ritardato nel luglio scorso lo sbarco di 131 clandestini dalla nave militare che quando fu inviata a recuperare i clandestini, ricevette l’ordine dal Comando Generale delle Capitanerie di Porto, al cui vertice c’è l’ammiraglio Ammiraglio Giovanni Pettorino, il quale, a sua volta, prende ordini dal ministro delle infrastrutture e dei trasporti, che in quel momento era il pentastellato Danilo Toninelli. Se Toninelli avesse ordinato a nave Gregoretti di ormeggiare alla banchina d’un porto militare e sbarcarvi i clandestini, il Viminale e Matteo Salvini non avrebbero avuto alcuna autorità per impedirlo. Sarebbe quindi stato sufficiente che Giuseppe Conte, Danilo Toninelli e persino Elisabetta Trenta avessero deciso di aprire un porto militare per vanificare la decisione di Salvini di fare attendere a bordo della Gregoretti i clandestini, mentre venivano fatti gli accertamenti di rito e si negoziava la loro distribuzione in Europa; atti di governo d’altronde del tutto legittimi.
Strano anche l’assenso di Pd e dell’Italia Viva di Matteo Renzi al rinvio sull’autorizzazione a procedere contro Salvini. Un sodalizio che sa più di fuga in attesa dei risultati delle regionali. “Sono senza dignità”, è il commento dell’imputato.
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