Mentre il Pd cerca a tutti i costi di salvare le concessioni dei Benetton e pur di non togliere la gestione delle autostrade al gruppo Atlantia, società in quota alla grande famiglia veneta, pensa di comminarle una maximulta, circola la fondata notizia che lungo tutta la rete autostradale vi sono duecento gallerie a rischio. Di queste 105 sono in concessione ad Aspi e 90 ad altre società.
A rivelarlo è stato, a novembre, il Consiglio superiore dei lavori pubblici con una lettera inviata a vigili del fuoco e a tutti i provveditorati alle opere pubbliche. Un documento – di cui scrivono oggi alcuni quotidiani – che è stato acquisito dalla Guardia di Finanza di Genova e secondo il quale i tunnel lunghi oltre 500 metri presentano pericoli di incidenti e crolli, non sono impermeabilizzati, sono privi di sistemi di sicurezza, di corsie di emergenza e vie di fuga, luci guida in caso di evacuazione.
In pratica, sono tutte gallerie non a norma con la direttiva europea 54 del 2004. Tra le 200 gallerie figura anche la Bertè, sulla A26, dove il 30 dicembre sono crollate due tonnellate di cemento dalla volta. Per questo episodio, la procura di Genova ha aperto un fascicolo a carico di ignoti per crollo colposo.
Gli investigatori stanno cercando di capire se la società fosse a conoscenza delle reali condizioni del tunnel e se avesse iniziato a mettere in pratica gli accorgimenti per la messa in sicurezza dell’infrastruttura. La Bertè era stata controllata dai tecnici di Spea, la società controllata di Atlantia che si occupava delle ispezioni e manutenzioni, e era stata classificata col 40, un voto basso che aveva innescato la procedura di programmazione di lavori rubricati però in là col tempo.
Quanto ad una decisione su Atlantia, chiamata in causa dopo il crollo del ponte Morandi, a Genova, il 14 agosto 2018, secondo fonti accreditate, dovrebbe arrivare più avanti: prima, il premier Conte dovrà di superare le ultime resistenze dei Cinquestelle che rimangono sulla linea della revoca. Come ha ribadito anche l’altro ieri il ministro delle Infrastrutture Stefano Patuanelli: “Sono certo che questo sia il risultato che dobbiamo ottenere”.
Questo ottimismo ha fatto ovviamente rimbalzare in alto (quasi del 4%) il titolo di Atlantia in Borsa: il mercato scommette sul fatto che sia stata trovata la soluzione – una compensazione in denaro (fino a 4 miliardi, secondo alcune indiscrezioni di stampa), una riduzione della tariffe attuali fino al 5%, aumenti programmati per i prossimi anni non oltre il 2% e una riduzione della remunerazione del capitale investit – che permetterebbe ad entrambe le parti di evitare un contenzioso legale legato alla revoca.
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