“Pepi e Peppina, fratellino e sorellina. L’uno è bruno l’altro è biondo, divertire fanno un mondo”. Questo recitava la pubblicità della Furga, fabbrica di giocattoli che non esiste più da oltre vent’anni, per attirare l’attenzione delle bambine su una coppia di dolcissimi gemellini diversificati dal colore del coprifasce: a righe azzurre lui, a righe rosa lei.
Questo accadeva, ahimé, nel ventesimo secolo. Ma oramai siamo nel terzo millennio da ben vent’anni ed è, se non ovvio, giustificato che usi e costumi, come anche il linguaggio, abbiano subito qualche modifica. Sempre che si tratti di modifica e non di mutazione nell’ambito delle naturali tendenze sessuali che si vuole prospettare sotto forma di gioco a chi è ancora nell’età di gustarlo. Magari per indirizzare l’atteggiamento del piccolo fruitore che lo utilizzerà per lo scopo per cui dovrebbe essere stato creato: come strumento di libera espressione e apprendimento attraverso il quale trovare, pur senza cercarle in modo consapevole, soluzioni nuove di adattamento alla realtà che lo circonda.
Tutto questo per dire che nell’era in cui non ci facciamo mancare nulla, non può non esserci anche la bambola transgender.
Bionda, abiti femminili che nascondono attributi maschili, arriva dalla Russia con furore. Annunciata da una foto pubblicata sul profilo Instagram Revizor.nsk, il mercato destinato ai più piccoli, ha fatto la sua prima comparizione europea in un negozio siberiano, a Novosibirsk, la località che dovrebbero ricordare tutti gli appassionati della trasmissione ‘Alto Gradimento‘, richiamata sempre dal romagnolo comunista venditore di pedalò Ferrini. In realtà la bambola che combina caratteristiche del genere maschile e di quello femminile, senza identificarsi interamente e definitivamente in nessuno dei due, non è una novità assoluta: un giocattolo simile venne messo in vendita in Argentina nel 2014. E negli ultimi mesi del 2019, anche la Mattel ha annunciato di voler produrre un modello di bambola transgender da proporre al suo affezionato pubblico di giovanissimi acquirenti.
Come evidenzia il Daily Mail, che ne ha dato notizia, le foto della bambola, per ora senza nome, sono diventate subito virali. E la polemica e le discussioni sono andate alle stelle. Un utente ha posto il suo dilemma: «Va bene produrre giocattoli del genere per i nostri bambini?». Mentre un altro ha suggerito di acquistare «un kit medico così i bambini possono imparare ad amputare» gli organi genitali maschili. Ora, al di là dell’opportunità o meno di certe sottolineature, quel che è certo è che la “novità” che ha scombussolato il settore dei giochi destinati ai più piccini, ha sollevato perplessità condivisibili. C’era bisogno di inserire sul mercato una bambola transessuale? E quanto c’è nella singolare scelta di provocazione e quanto di propagandistico?
Ci sarebbe un’ulteriore possibilità, quella che sarebbe più augurabile, che questo giocattolo sia stato manipolato da qualche buontempone che ad una testa bionda riccioluta abbia voluto aggiungere un corpicino dotato di organo maschile.
Manzanilla
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