Alla fine ha gettato la spugna. Dietro quel sorriso che sembrava dire “tranquilli che tutto si aggiusta…”, esternato ogni qualvolta qualcosa andava storto, alla fine Luigi di Maio, capo del movimento Cinquestelle schiacciato da ciò che non controllava più, ovvero i mal di pancia dei colleghi che avevano cominciato a voltargli le spalle con defezioni diventate un autentica fuga di massa dai gruppi parlamentari, ha deciso di abbandonare la leadership del Movimento.
Da giorni si parlava di dimissioni del trentatreenne ministro degli esteri del Conte bis. Nelle ultime 24 ore poi la situazione è precipitata. E questo, a 72 ore dalla delicatissima consultazione elettorale che domenica vedrà andare al voto Emilia e Romagna e Calabria. Oggi i passi ufficiali per l’addio. Prima l’annuncio ai colleghi di esecutivo. Ma sicuramente prima ancora a Beppe Grillo e al premier Giuseppe Conte, Di Maio ha spiegato i motivi che lo hanno portato ad una decisione sicuramente dolorosa .
Ma cosa si tirerà dietro questa mossa? Intanto c’è la questione prioritaria della tenuta del governo con il Pd. Fu proprio Di Maio, dopo lo strappo azzardato di Salvini, che aveva messo fine all’esecutivo giallo-verde nato dal clamoroso exploit di Lega e grillini alle votazioni nazionali del 4 marzo 2018, a volere, nell’ottobre dello scorso anno, la nuova maggioranza con Zingaretti, malgrado la storia del Movimento fosse non proprio nella direzione di accordi con coloro che Grillo e compagni avevano sempre considerato i nuovi padroni del vapore, amici delle banche e dei poteri forti.
Tempi lontani, e purtroppo per lui una stagione felice che difficilmente potrà ripresentarsi, almeno nel breve periodo. Ora Di Maio e il movimento di Grillo dovranno fare i conti con i loro enormi problemi, mettendo nel conto un probabilissimo effetto domino che non potrà non lasciare fuori dalla crisi il governo del Conte 2.
Il redde rationem potrebbe arrivare dopo le elezioni di domenica quando si dovrà capire la portata della vittoria di Salvini. Un eventuale nuovo salasso elettorale per i grillini e un fermo immagine di Zingaretti non potrà non avere conseguenze sull’esecutivo.
Quel voto, in caso di sconfitta dei partiti di maggioranza costringerebbe il presidente della Repubblica Mattarella a prendere atto della volontà degli italiani. Ma potrebbero essere proprio i pentastellati a decidere di tagliare il cordone ombelicale con Palazzo Chigi entrando in un salutare periodo di sabbatico in grado di far capire dove a quali condizioni e con chi, stare in vista di una possibile, inevitabile nuova consultazione nazionale.
Enzo Cirillo
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *
Salva il mio nome, email e sito web in questo browser per la prossima volta che commento.
Δ
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
© Copyright 2020 - Scelgo News - Direttore Vincenzo Cirillo - numero di registrazione n. 313 del 27-10-2011 | P.iva 14091371006 | Privacy Policy