“I Pink Floyd? Una musica che ha un’anima..” L’inconfondibile sound psichedelico delle melodie senza tempo del complesso britannico degli anni Sessanta, uno dei più importanti della storia: è questo che ha ispirato il celebre coreografo regista russo-belga Micha Van Hoecke nella sua opera rock in scena al teatro Olimpico di Roma fino all’8 marzo. Alla ‘prima’, il 3 marzo, il corpo di ballo della compagnia Daniele Cipriani e la musica dal vivo dei Pink Floyd Legend sono riusciti ad ipnotizzare gli spettatori, così numerosi da non vedere nemmeno una poltrona vuota, conducendoli in un mondo astrale per un viaggio sulla luna, luogo di poesia e fantastica follia.
“SHINE Pink Floyd Moon”. Brilla la luna dei Pink Floyd, che non è quella dove in un giorno di luglio del 1969 per primi toccarono il suolo due astronauti americani. È la metafora della nostra anima, che come l’unico satellite della terra è illuminato da sole, per essere rischiarata ha bisogno di una luce soprannaturale. Guardarsi dentro per scoprire una luna che brilla nella propria anima sensibile.
«E’ uno spettacolo dedicato al lato oscuro della luna – racconta il regista e coreografo Micha van Hoecke prima dell’inizio dello spettacolo – Alla genialità che spesso però porta anche sofferenza e malattie mentali». «Shine on you crazy diamond» è il brano del 1974 che David Gilmour, Roger Waters, Richard Wright e Nick Mason vollero dedicare all’ex componente della band inglese, Syd Barrett, che si era perso nelle regioni sconosciute della luna, intesa come malattia mentale.
Si parte proprio con il “Sayd’s theme”, il brano dedicato a Barrett, accompagnato da un sapiente gioco di luci, laser e video proiezioni che trasformano lo spazio scenico di ‘Shine Pink Floyd Moon’ in una surreale luna abitata da personaggi come il ‘doppio’ di Syd (il ballerino Mattia Tortora), una sorta di Pierrot Lunaire, essere crepuscolare che catturò la fantasia di Arnold Schönberg. Visioni oniriche che s’incrociano per creare mondi siderali, eppure molto vicini perché all’interno di ognuno di noi.
Poi, una carrellata di successi senza tempo: «One of these days», «Wish you were here», per quasi due ore ininterrotte ricche di hit senza tempo che hanno reso unici, nel panorama musicale mondiale, i Pink Floyd. Il pubblico entusiasta si lascia guidare in questo viaggio introspettivo dell’essere umano, dove follia e senno smarrito si mescolano a poesia e genialità. Lunga ovazione finale con un doveroso e ossequioso repeat dove non poteva mancare “Another brick in the wall”.
Giornalista per caso. Anni di ufficio stampa in pubbliche istituzioni, dove si legge e si scrive solo su precisi argomenti e seguendo ferree indicazioni. Poi, l'opportunità di iniziare veramente a scrivere. Di cosa? di tutto un po', convinta, e sempre di più, che informare correttamente è un servizio utile, in certi casi indispensabile.
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