Il Coronavirus incendia le carceri italiane: da Milano a Palermo, la paura del contagio ha innescato la rivolta dei detenuti in 27 istituti di pena del Paese. La violenta protesta che ha causato 7 morti a Modena e la fuga di una ventina di persone in regime di detenzione a Foggia, è scaturita dopo la sospensione dei colloqui ‘a vista’, causa nuovi provvedimenti anti-contagio. Una rivolta che dovrebbe avere un unico disegno, quello di mettere in evidenza il gravissimo problema del sovraffollamento carcerario per risolvere il quale anche le camere penali invocano l’applicazione del provvedimento di amnistia.
Nel corso del pomeriggio di ieri sono lentamente rientrate le proteste e i disordini registrati all’interno di diverse carceri del Paese. Anche a San Vittore, a Milano, le tensioni sono terminate e in nessun istituto ci sarebbero al momento ulteriori rischi per l’incolumità delle persone. A Foggia i detenuti avrebbero chiesto 72 ore chiedendo di “negoziare” con il prefetto, rifiutandosi ancora di rientrare nelle sezioni. In molti avanzano “atti di clemenza”.
Nel corso della rivolta vi sono stati assalti alle infermerie e sei detenuti morti provenienti dal carcere di Modena. Tre nel penitenziario e altri tre dopo i trasferimenti nelle carceri di Alessandria, Parma e Verona. . Circa 50 sono riusciti a scappare durante la protesta, ma una trentina è stata subito bloccata. Alcuni detenuti chiedono l’amnistia a causa dell’emergenza.
Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede terrà nell’Aula del Senato una informativa urgente sulla situazione delle carceri con l’emergenza coronavirus mercoledì alle 17. L’informativa, spiega la senatrice Laura Garavini (Pd) , è stata richiesta in conferenza dei capigruppo da Iv.
A Foggia alcuni detenuti sono riusciti ad evadere venendo bloccati poco dopo all’esterno dell’istituto penitenziario dalle forze dell’ordine. A quanto si apprende i detenuti hanno divelto un cancello della ‘block house’, la zona che li separa dalla strada. Molti detenuti si stanno arrampicando sui cancelli del perimetro del carcere. Sul posto polizia, carabinieri e militari dell’esercito.
Al carcere di San Vittore alcuni detenuti sono saliti sul tetto della casa circondariale.
Le tre morti a Modena non sarebbero direttamente riconducibili alla rivolta nel carcere, precisano le fonti, anche se gli accertamenti sono appena cominciati e sono tuttora in corso. Anche per quanto riguarda le cause dei decessi, le verifiche sono in fase preliminare ed avrebbero evidenziato che uno dei tre è morto per abuso di sostanze oppioidi, l’altro di benzodiazepine, mentre il terzo è stato rinvenuto cianotico, ma non si conosce il motivo di questo stato.
Il Garante nazionale delle persone private della libertà personale Mauro Palma esprime “forte preoccupazione” per le proteste da giorni in corso in diversi Istituti penitenziari, proteste “sfociate talvolta in violenze inaccettabili, con conseguenze gravissime, prime fra tutte la morte di alcune persone detenute”.
La rivolta nelle carceri italiane rompe il silenzio sulle condizioni in cui vivono detenuti in sovraffollamento e lavorano agenti della polizia penitenziaria in numero esiguo rispetto alle attuali esigenze e alla vigilanza dinamica più volte definita come “ingestibile” dagli stessi operatori. A fronte di una capienza regolamentare di 50.931 detenuti, infatti, sono 61.230 quelli presenti (tra questi 2702 sono donne e 19.899 stranieri) nei 189 istituti sparsi sul territorio nazionale. Millenovantasette i detenuti in semilibertà, 156 dei quali sono stranieri. I dati, aggiornati al 29 febbraio scorso, sono stati diffusi dal sindacato di Polizia penitenziaria Sappe ma saranno riscritti con i censimenti in corso dopo i decessi a Modena, i trasferimenti in altre strutture dopo le rivolte e le evasioni dall’istituto di Foggia dove manca ancora all’appello una quarantina di detenuti.
In Toscana non va meglio: 3136 i detenuti che potrebbero stare nelle 16 carceri, me sono invece 3590. Lieve il sovraffollamento in Calabria dove a dispetto di una capienza regolamentare di 2735 detenuti, sono 2779 i reclusi nei 12 istituti. In Veneto 2638 i detenuti per 9 strutture: potrebbero starcene 1942. Sono 2014 in Abruzzo, a fronte dei 1650 regolari per 8 carceri, 1519 nelle 6 carceri in Liguria contro i 1104 teoricamente accettati.
E ancora: 1485 in Umbria contro i 1324 regolamentari in 4 istituti e 926 nei 6 istituti delle Marche a fronte di una capienza per 857 detenuti.
Il sovraffollamento è anche in Valle D’Aosta dove nell’unico carcere presente convivono in 239 a dispetto dei 182 consentiti. Più del doppio, rispetto alla capienza regolamentare, i reclusi in Molise: 475 contro i 270 nei 3 istituti del territorio. Pesante anche la situazione in Friuli Venezia Giulia dove 663 detenuti si dividono le 5 strutture studiate per ospitarne 479. Sono 461 nelle 3 strutture della Basilicata, 50 in più del consentito. Brillano per merito gli istituti penitenziari del Trentino Alto Adige dove, a fronte di una capienza regolamentare di 506 detenuti, sono reclusi in 424 in 2 istituti e la Sardegna dove in 10 carceri vivono 2310 persone a fronte di una capienza regolamentare di 2710 detenuti.
(fonte Adnkronos)
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