“Il governo ha deciso di chiudere ogni attività produttiva che non sia strettamente necessaria, cruciale, indispensabile a garantirci beni essenziali. Continueranno a rimanere aperti tutti i supermercati. Non c’è nessuna restrizione, invito tutti a mantenere la calma”.
Allo scoccare del secondo giorno di una primavera che fino al 3 aprile potremo godere solo attraverso i vetri delle nostre finestre e sui balconi dove le temperature miti stanno facendo sbocciare fiori di ogni specie, arriva puntuale il settimanale annuncio del premier Giuseppe Conte alla nazione ormai rassegnata: si chiude quello che poteva essere già chiuso dieci giorni fa, con il decreto dell’11 marzo, tutte le attività produttive non necessarie devono fermarsi fino al 3 aprile.
“Rallentiamo il motore produttivo del Paese, ma non lo fermiamo. Non è una decisione facile, ma si rende necessaria oggi per poter contenere quanto più possibile la diffusione dell’epidemia”, continua il presidente del Consiglio il cui ennesimo provvedimento sarà affidato alla Gazzetta Ufficiale di lunedì 23 marzo.
Quelle messe in atto sono “misure severe, ne sono consapevole, ma non abbiamo alternative. In questo momento dobbiamo resistere, perché solo così riusciamo a tutelare noi stessi”, è stato l’esordio del presidente del Consiglio. Sono misure “che richiederanno tempo per far vedere i loro effetti”. “E’ la crisi più difficile che il Paese sta vivendo dal secondo dopoguerra. La morte di tanti concittadini è un dolore che ogni giorno si rinnova”. Ma, ha continuato, vi voglio dire che “lo Stato c’è, il governo interverrà con misure straordinarie che ci consentiranno di rialzare la testa”.
Le valutazioni sull’operato del governo dobbiamo rimandarle alla fine di questo periodo che rispetto alle nostre aspettative si prospetta molto più lungo e difficile. Per il momento, il fatto che Conte abbia fatto ora, sotto la spinta del governatore lombardo Attilio Fontana, un ulteriore passo per il contenimento dell’epidemia da Covid-19, dopo settimane di attesa e tentennamenti, depone a sfavore di un governo indeciso sempre più complice del contagio.
Lombardia e Piemonte, che non hanno atteso i provvedimenti di Conte, hanno varato già in serata le loro direttive: sospensione dell’attività degli uffici pubblici, delle attività degli studi professionali, il fermo delle attività nei cantieri e divieto di praticare sport e attività motorie svolte all’aperto, anche singolarmente. E’ quanto stabilisce un’ordinanza del governatore della Lombardia Attilio Fontana. La nuova ordinanza “entra in vigore domenica 22 marzo e produce effetto – salvo diverse disposizioni legate all’evoluzione della situazione epidemiologica – fino al 15 aprile”. Restano aperte edicole e farmacie. “Le nostre autorità sanitarie – ha detto Fontana – ci impongono di agire nel minor tempo possibile. La situazione non migliora anzi, continua a peggiorare”. “Ai supermercati, alle farmacie, nei luoghi di lavoro, a partire dalle strutture sanitarie e ospedaliere, si raccomanda a cura del gestore/titolare di provvedere alla rilevazione della temperatura corporea”. L’ordinanza include anche “la chiusura di tutte le strutture ricettive ad esclusione di quelle legate alla gestione dell’emergenza”.
La nuova stretta sulle attività in Lombardia prevista dall’ordinanza firmata dal presidente della Regione Lombardia, non riguarda i negozi inseriti negli allegati 1 e 2 del Dpcm firmato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte l’11 marzo scorso. Resteranno chiusi i distributori automatici, ma potranno rimanere aperti, tra gli altri, tabaccai, lavanderie, ferramenta, ottici e negozi di elettronica ed elettrodomestici. Resta consentito il commercio al dettaglio di qualsiasi tipo di prodotto effettuato via Internet, per televisione, corrispondenza, radio e telefono.
L’ordinanza emanata poco prima della mezzanotte dalla Regione Lombardia lascia aperti tutti i media, considerati servizi pubblici essenziali.
Analoghi i provvedimenti firmati dal governatore della regione Piemonte, Alberto Cirio, già in vigore da oggi, 22 marzo, al 3 aprile 2020.
“Chiudiamo tutto quello che è possibile chiudere in base ai poteri di cui dispongono le Regioni”, ha detto Cirio, per combattere “la più grande emergenza affrontata dal Dopoguerra ad oggi. Sappiamo che stiamo chiedendo un grande sforzo a ogni cittadino – puntualizza – ma vi prego di comprendere che è la scelta giusta. La nostra libertà è un bene, ma la nostra vita lo è di più. Vi prego, proteggetela restando a casa”.
A.B.
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