Il Coronavirus ci tiene lontani, ma i mezzi che abbiamo a disposizione- smartphone, table, iPad, pc – non ci impediscono di continuare le nostre relazioni a distanza, auto protetti anche se talvolta in uno stato di reclusione mal sopportabile.
La tecnologia ci sta aiutando a non trasmetterci il virus, pur rimanendo idealmente vicini. Lo dimostra il fatto che da quando la quarantena è stata estesa a tutto il territorio nazionale, il traffico sulla rete fissa e su quella mobile ha registrato crescite esponenziali. Tim ha dichiarato, attraverso il suo Centro Studi, un più 90% del traffico dati sulla rete fissa e una crescita di oltre il 30% su quella mobile. La stessa tendenza, l’ha registrata l’operatore Vodafone Italia, con un incremento sulla rete mobile del traffico dati pari al 30%, mentre è salito del 40% il traffico “voce”. Sulla rete fissa la crescita dei dati è stata pari al 55%. Indubbiamente la forzata permanenza nelle abitazioni ha fatto crescere negli italiani la voglia di parlarsi per via telematica, ed è così aumentato l’uso della applicazioni che consentono di fare videochiamate di gruppo. Secondo i dati Vodafone infatti (relativi al periodo fino al 17 marzo e confrontati con il periodo pre-emergenza) è aumentato l’uso delle chat e delle applicazioni social del 30%. Se a far certamente aumentare il traffico dati è stata l’attivazione da parte di aziende private e della pubblica amministrazione della pratica del telelavoro e del cosiddetto smart-working, e la creazione delle aule virtuali da parte di scuole e università per garantire la prosecuzione della didattica; oggi a preoccupare è la tenuta dell’infrastruttura ad una domanda di intrattenimento crescente. Tutte le compagnie registrano un aumento elevato nell’utilizzo delle piattaforme per lo streaming video che ha raggiunto (dati fastweb) il 50% del traffico complessivo e dei videogiochi online (+ 300% assestandosi ad un 18% del traffico complessivo). Data l’importanza che la rete ha in questo momento nel mantenere efficienti le attività produttive, quella della congestione delle autostrade telematiche è una preoccupazione dell’Europa intera e non solo dell’Italia: Thierry Breton, commissario europeo per il mercato interno e i servizi ha così chiamato telefonicamente l’Amministratore Delegato di Netflix, Reed Hastings, per concordare una strategia comune a salvaguardia della tenuta della connessione. Hastings ha poi optato per una riduzione del bitrate (ossia della velocità e quindi della qualità di riproduzione) per 30 giorni per limitare del 25% il proprio peso sulle reti europee. Di fatto, come dimostrano i dati comunicati da fastweb, siamo in presenza di picchi di congestione prevalentemente nelle ore serali , ossia quando le famiglie si siedono davanti allo schermo, dove si è passati da un traffico di 2,8 terabit al secondo a circa 3,9 Tb/s con un incremento quindi di circa il 40%. Nonostante il grido di allarme lanciato il 10 marzo dalla Associazione Italiana Internet Provider (AIIP), che si diceva preoccupata che il Governo non considerasse le aziende fornitrici di servizi di telecomunicazioni tra quelle essenziali e di interesse pubblico, il Decreto Cura Italia ha stabilito alcuni punti importanti. Come comunica AGCOM innanzitutto vi è l’obbligo per le aziende di telecomunicazioni di provvedere ad un aumento del 30% della banda media per cliente, quindi quello di ridurre o azzerare i costi di nuove linee di fibra ottica fino al 30 giugno 2020 e infine è obbligatorio, in assenza di copertura con rete fissa dell’accesso a internet, trovare soluzioni che ne facilitino l’accessibilità, senza costi aggiuntivi. Come dichiarava già il 28 febbraio Mirella Liuzzi, sottosegretaria al ministero dello Sviluppo economico, la sperimentazione forzata del telelavoro «ci porta a riflettere sull’effettiva necessità di assicurare, in tutto il territorio nazionale, condizioni infrastrutturali e servizi digitali di avanguardia […] Per fare questo occorre superare, una volta per tutte, l’annoso gap digitale che ancora oggi vede diversi distretti industriali del Paese tagliati fuori dalla banda ultra larga». Molte aziende auspicano che la crisi in atto riporti anche questo tema tra le priorità della politica, per avviare, ad emergenza conclusa, un rilancio dell’economia al passo con i tempi.
Elisa Rocca
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