Sono stati gli hacker a rivelare ciò che più di qualcuno aveva maliziosamente ipotizzato: il sito dell’INPS non ha subito alcun attacco dall’esterno, quindi nessun furto di dati sensibili. Vi è stata quindi solo incapacità da parte dell’ente di previdenza che in 15 anni ha speso oltre 330 milioni per siti, reti e servizi digitali: l’informatica è uno dei costi principali dell’Istituto.
Anche gli hacker si sono fatti vivi per smentire la fantasiosa teoria del Presidente dell’Inps Pasquale Tridico secondo cui il flop del primo giorno di ricezione delle migliaia di domande arrivate a pioggia, deriverebbe appunto da attacchi hacker.
“Caro @INPS_it, vorremmo prenderci il merito di aver buttato giù il vostro sito web, ma la verità è che siete talmente incapaci che avete fato tutto da soli,togliendoci il divertimento!” cosi è apparso su Twitter dal famoso account “Anonymous Italia” con cui parla appunto la “comunità” degli hacker.
Nel frattempo il sito INPS non cessa di stupire: Luca Tornabene, appassionato di social media marketing e e-commerce, ha comunicato con un video che, dopo essere andato sul sito in questione per fare richiesta del bonus per la sua partita IVA, si è ritrovato ad essere qualificato come amministratore. In questo modo poteva accedere a tutto l’elenco di coloro che hanno fatto richiesta per tale buonus, leggere i loro dati personali e, addirittura, cancellare le pratiche di richiesta. Il Sig. Tornabene è una persona onesta e ha denunciato la cosa, ma quanti altri hanno usufruito di queste falle nella banca dati per fare attività illecite? Quando comincerà a rotolare qualche testa nel principale Istituto di previdenza italiano? O devono pagare sempre e solo i cittadini?
“Spiace doverlo dire, – commenta il segretario di Cna Veneto, Matteo Ribon – ma il fatto che il sito dell’Inps potesse collassare sotto il peso di centinaia di migliaia di domande era prevedibile (la Regione ha un totale di 152,775 artigiani attivi tra titolari, soci, amministratori e altre cariche, ndr) Siamo in apprensione per le migliaia di partite Iva del Veneto che in questa situazione potrebbero non essere in grado di presentare le domande. Per questo a più riprese nei giorni scorsi tutti i livelli della Cna hanno contatto l’Inps per sottolineare il rischio di ingorghi che l’accesso al sito da parte di centinaia di migliaia di utenti avrebbe prodotto. Una situazione che si sarebbe potuta evitare autorizzando gli intermediari, l’invio massivo e la cooperazione applicativa”.
Tradotto, l’Inps avrebbe potuto evitare gli intoppi del 1 aprile autorizzando gli intermediari a spedire, semplicemente pigiando sul tasto ‘invio’, migliaia di domande. La Cna del Veneto ne ha raccolte qualche decina di migliaia. “Non solo: grazie alla cooperazione applicativa, – specifica Ribon – ovvero all’utilizzo dei programmi ad hoc di cui i patronati dispongono, la domanda sarebbe arrivata già correttamente compilata. In un comunicato emesso martedì, l’Inps chiariva che non sarebbe stato un click day ma se la coperta è corta è chiaro che chi prima arriva meglio alloggia. Non è una lotteria: qui si parla di un sussidio che potrebbe determinare la sopravvivenza economica di chi lo riceve”.
L’informatica è una delle voci di costo più importanti per l’istituto di previdenza sociale. Che per il crash del primo aprile sul bonus da 600 euro rischia fino a 20 milioni di multa. Oltre 12 milioni nel 2005. Poi 121 nel 2009, 203 nel 2011. Più i 172 milioni messi a budget lo scorso anno per i successivi quattro. Dal 2005 al 2019, per lo sviluppo, la manutenzione e la gestione dei suoi servizi digitali, l’Inps ha speso circa 336 milioni di euro, calcolando soltanto le gare informatiche. Fanno circa 24 milioni all’anno. A questi, fino al 2022, si aggiungeranno i 172 milioni con cui è stato assegnato l’ultimo bando sul digitale, partito da una base d’asta pari al doppio: 360 milioni di euro. Per l’istituto nazionale di previdenza sociale gli appalti per informatica e tecnologie sono tra i più importanti e delicati, dato che queste voci assorbono ogni anno il 35% delle spese per far funzionare la grande macchina di via Ciro il Grande, 26.947 impiegati a fine 2018.
Spiegazione ribadita anche dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Esclusa, al contrario, da molti esperti informatici e attribuibile, come ha spiegato Wired, ad altre cause. Il garante della privacy, Antonello Soro, vuole vederci chiaro. Ha avviato i primi accertamentiper fare luce sulla natura del problema: se è un difetto di progettazione del sito o ha altra origine. Nel frattempo, dal 2 aprile l’Inps ha programmato ingressi scaglionati per professionisti, centri di assistenza fiscale e partite Iva, ma il sito ha dato ancora problemi, mentre le domande hanno sfiorato i 2 milioni.
L’ultimo bando per fare gestione e
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