Il mandato di primo cittadino per Virginia Raggi si avvia alla fine, la scadenza è maggio 2021. Ma l’ardita sindaca pentastellata il cui gradimento, secondo la Governance Poll 2020 stilata da Il Sole 24 Ore, sarebbe passato dal 67,2% del 2016 al 38,2% del 2020, annuncia il bis: una ricandidatura per salire ancora sullo scranno più alto dell’aula Giulio Cesare in Campidoglio.
Neanche il calo della fiducia tra i suoi concittadini – oggi solo 1 su 5 gliela assegna ancora – riesce a fermare la temeraria avvocatessa che persino Beppe Grillo ha pensato di scaricare invitandola un mese fa, con un sonetto in romanesco, ad abbandonare questa città abitata da “gente de’ fogna”.
Ora, però, anche se il comico genovese ha cambiato idea e appoggia la ricandidatura con un sonoro “Daje!”, Virginia dovrà attendere il pronunciamento della piattaforma Rousseau. Saranno impietosi gli iscritti, considerati gli scarsissimi risultati visibili nella Capitale e il problema del secondo mandato da superare, oppure la appoggeranno? Presentandosi per le Amministrative 2021-2026 cadrebbe infatti il ‘sacro’ vincolo: Raggi non sarebbe infatti più candidabile. Ma proprio in vista di questa possibilità Luigi Di Maio già lo scorso anno aveva ravvisato nel ‘mandato zero’ , ma solo per i consiglieri comunali – E Raggi lo è stata prima di essere eletta sindaco – il modo di raggirare l’ostacolo. Ecco perché a decidere sono chiamati ora gli iscritti alla piattaforma Rousseau, che valuteranno caso per caso: ai meritevoli concederanno di continuare la loro strada di amministratori pubblici, gli altri saranno spediti a casa.
In attesa dell’ultima parola dal web, sappiamo che la discesa in campo dell’uscente romana – la prima a prepararsi alla pugna, nella totale assenza di altri candidati, con centrosinistra e centrodestra ancora a caccia di nomi spendibili – rende evidente la totale assenza di volontà di stabilire un asse con il Pd. Nonostante il segretario Zingaretti avesse manifestato l’intenzione di un accordo coi Cinque Stelle, anche se non con l’esponente che nel 2016 vinse col 67,15 delle preferenze sul rappresentante dem Roberto Giachetti: fu proprio Zingaretti, infatti, a maggio scorso, a definire l’ipotesi ricandidatura “una minaccia” per la città.
Le strade dei due partiti, salvo sorprese, si divideranno. A confermarlo le parole del vice Andrea Orlando. “La Raggi ha annunciato la sua ricandidatura promuovendo il suo operato” scrive su Twitter. “Nulla di personale ma noi diamo un altro giudizio. Roma merita di più e qualcosa di molto diverso da questi anni. Per questo il Pd lavora per costruire un progetto alternativo”. Sulla stessa linea il capogruppo dem in Campidoglio Giulio Pelonzi. “Pessima notizia. Raggi si candida di nuovo a sindaco. Liberiamo Roma da questo incubo. Al lavoro per evitare a Roma altri 5 anni di nulla. #maancheno”.
“Innanzitutto, direi di votarmi per non tornare al passato fatto di corruzione e affari loschi, a quel mondo di mezzo allargato. Poi spiegherei che bisogna completare un percorso. In cinque anni non si può cambiare Roma, ma si può invertire la rotta. E noi l’abbiamo invertita”. Sì, vero, non avevamo mai stazionato così tanto a lungo sul fondo, senza neanche uno spiraglio di risalita.
“La ricandidatura di Virginia Raggi a sindaco è un’ottima notizia – dice Giorgia Meloni di FdI -: i romani potranno dire con il loro voto come giudicano il lavoro di questa amministrazione grillina. Finalmente…”.
Il centro destra intanto si frega le mani al pensiero di lucrare su una divisione M5S – Pd che fatalmente investirà l’elettorato di sinistra. Sempre che un giro di valzer non cambi le coppie.
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