“La pandemia rallenta nel mondo”. Dati incoraggianti arrivano soprattutto dal continente americano. Nella settimana dal 17 al 23 agosto, è stata registrata una diminuzione del 5% dei casi e del 12% dei decessi rispetto alla settimana precedente.
E’ il motivo che spinge l‘Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) a registrare i primi dati di rallentamento dell’epidemia nel mondo come un segnale che fa ben sperare ad una non troppo lontana uscita dal girone dantesco nel quale siamo tutti coinvolti ormai da sette mesi .
I casi della settimana fra il 17 e il 23 agosto sono stati 1,7 milioni, con 39 mila morti. Rappresentano il 5% in meno di contagi e il 12% in meno dei decessi rispetto ai sette giorni precedenti. Il calo riguarda soprattutto Brasile e Stati Uniti: negli Usa il merito è attribuito a un uso più esteso delle mascherine (ma anche alla carenza cronica di tamponi). I decessi invece continuano ad aggirarsi attorno ai mille al giorno. Nord e Sudamerica pesano ancora molto nel bilancio della pandemia, con la metà dei contagiati e il 62% delle vittime nell’ultima settimana, mentre nuovi focolai si aprono ai Caraibi, legati – anche lì – al turismo.
In Europa rallenta la crescita dei nuovi casi, che nella scorsa settimana sono aumentati dell’1%. Calano invece, e nettamente, i decessi, che sono scesi del 12%, soprattutto a causa della diminuzione dell’età dei nuovi contagiati. Ma la Spagna resta un’eccezione preoccupante.
Contagi, scuola, ricoveri: i 3 scenari dell’Oms per l’autunno in Italia
Un nuovo lockdown globale sembra al momento escluso e, senza una chiusura totale e rigida come quella scattata il 9 marzo scorso, sono tre gli scenari che l’Italia potrebbe trovarsi ad affrontare nel prossimo autunno. A tracciarli, è Ranieri Guerra, direttore aggiunto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e membro del Comitato Tecnico-scientifico. «Siamo in una posizione diversa», osserva, «stiamo ancora vivendo di rendita rispetto a quanto il lockdown ha permesso di ottenere». Ora ci sono «piani ospedalieri aggiornati e sono aumentate le strutture di terapia subintensiva e intensiva» e inoltre «non ci troviamo più di fronte a un virus del tutto sconosciuto». Ecco perché Ranieri Guerra si accoda a quanto assicurato dal Governo_ “La fase dei blocchi è superata, ha detto il ministro Speranza – . Nessun lochdown dunque all’orizzonte anche «perché causerebbe danni senza dare benefici».
Primo scenario: aumento lento e costante dei casi Secondo Guerra «la gestione di territorio e ospedali è cambiata» al punto da poter sostenere un’impennata dell’epidemia senza riportare danni amplificati, come quelli avvenuti nei mesi scorsi in alcuni ospedali e nelle residenze per anziani. Dei tre scenari ipotizzati da Guerra, il primo è il più ottimistico, con un «aumento molto lento e costante dei casi, non necessariamente collegato a un aumento dei malati». Il fatto che si sia abbassata l’età media dei contagi, osserva, «ci fa capire che gli anziani si proteggono rigorosamente, cosa che non fanno i giovani, forse anche per colpa del messaggio dato inizialmente», secondo il quale erano a rischio soprattutto gli anziani.
Secondo scenario: corto circuito tra scuola e famiglie
Il secondo scenario, più complesso e forse il più plausibile, prevede che con l’autunno e la riapertura delle scuole e del maggior ricorso ai trasporti pubblici, si possa creare una sorta di «corto circuito fra scuole e famiglie» che potrebbe portare a «un aumento ulteriore dei casi, speriamo contenibile». Sarà quindi molto importante identificare i possibili piccoli focolai in maniera tempestiva, «tracciando immediatamente i contatti e proteggersi adeguatamente». Le scuole, d’altro canto, «devono riaprire perché i danni su una generazione privata dell’educazione potrebbero essere incolmabili». È però importante adottare misure differenziate nelle scuole di grado diverso perché «il rischio per bambini delle primarie sembrerebbe inferiore rispetto a quella dei ragazzi delle medie inferiori e superiori, assimilabili agli adulti».
Il terzo scenario è decisamente il peggiore: è quello in cui la situazione potrebbe sfuggire di mano, con «un aumento dei casi tale che sul territorio non si riuscirebbe più a fare diagnosi e tracciamento adeguati» causa di anche «un aumento dei ricoveri, anche se in media i casi potrebbero essere meno gravi in quanto in ospedale si arriverebbe comunque prima». La migliore organizzazione degli ospedali, acquisita con l’esperienza nella prima ondata della pandemia, rende «molto improbabile una crisi analoga a quella vissuta in passato».
Da uno scenario soft di un aumento lento e costante dei casi, passando a quello più preoccupante di un corto circuito tra scuola e famiglie in scia ad un maggior ricorso ai trasporti pubblici, che potrebbe portare a “un aumento ulteriore dei casi, speriamo contenibile” per finire con il terzo, il peggiore, che nessuno si augura, in cui la situazione sfugge di mano con relativo aumento dei ricoveri. La situazione comunque rimane ancora troppo confusa.
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