Un’associazione segreta, i cui esponenti intrattenevano una serie di rapporti ad alti livelli nel mondo della politica, della pubblica amministrazione e dell’impresa, che raccoglieva informazioni riservate e le utilizzava per esercitare pressioni, ricatti e, soprattutto, ottenere vantaggi personali. Economici, e non solo. E’ la presunta struttura occulta, definita dalla stampa come P4, con riferimento al gruppo di potere rappresentato un tempo dalla Loggia P2, che i magistrati della procura di Napoli hanno da poco più di un anno messo nel mirino.
Oggi l’inchiesta, condotta dai pm Henry John Woodcock e Francesco Curcio, ha prodotto i primi clamorosi risultati. Una ordinanza agli arresti domiciliari è stata eseguita nei confronti di Luigi Bisignani, ex giornalista, uomo d’affari, coinvolto ai tempi di tangentopoli nell’inchiesta sulla maxitangente Enimont. Un’altra ordinanza, questa volta di custodia in carcere, è stata firmata dal gip Luigi Giordano a carico di Alfonso Papa, che da magistrato ha rivestito importanti incarichi al ministero della Giustizia e dal 2008 è deputato eletto nel Pdl. Il provvedimento è stato trasmesso alla Camera con la richiesta di autorizzazione all’arresto. Una terza misura, sempre degli arresti in carcere, riguarda un personaggio meno noto – il sottufficiale dei carabinieri Enrico Giuseppe La Monica – che tuttavia nella vicenda riveste un ruolo centrale; avrebbe fornito agli altri due indagati le informazioni riservate su inchieste della magistratura che sarebbero servite ai presunti complici per realizzare ricatti o ottenere favori, gestire appalti e nomine. Tutto ciò in cambio della promessa di essere “sponsorizzato” per essere inserito nei ruoli dell’Aise, i cosiddetti servizi segreti militari. Va precisato che il provvedimento per Bisignani è stato emesso solo per tre capi d’imputazione, in cui sono contestati i reati di favoreggiamento e rivelazione del segreto d’ufficio: si tratta dell’acquisizione illegale di notizie riguardanti due procedimenti giudiziari, il primo condotto dalla magistratura di Napoli nei confronti della commercialista Stefania Tucci, amica di Bisignani, mentre il secondo si riferisce a un’inchiesta su Finmeccanica svolta dalla Procura di Roma. Ma sono complessivamente 19 i capi di accusa contestati dai pm, a vario titolo, a Papa, Bisignani, La Monica e ad altri indagati a piede libero, in particolare l’assistente della Polizia di Stato Giuseppe Nuzzo, in servizio al commissariato di Vasto Arenaccia. Per gli inquirenti, Papa, Bisignani, Nuzzo e La Monica (quest’ultimo si trova da diversi mesi in Senegal e l’ordinanza a suo carico non è stata ancora eseguita) farebbero parte dell’associazione segreta. Bisignani è indicato come “dirigente d’azienda, mediatore e procacciatore d’affari, di fatto ascoltato consigliere dei vertici aziendali delle più importanti aziende controllate dallo Stato (Eni, Poligrafico dello Stato, Rai ecc), di ministri della Repubblica, sottosegretari e alti dirigenti statali”. Tra le vicende venute alla luce, anche le modalità con le quali Papa sarebbe stato candidato ottenendo un seggio a Montecitorio: il magistrato avrebbe rivelato notizie segrete a Bisignani, riguardanti vicende giudiziarie in cui erano incappati lui e la sua amica Stefania Tucci, chiedendo in cambio l’interessamento presso il coordinatore Pdl Denis Verdini per ottenere la candidatura in un “collegio sicuro”. Un intervento, scrivono i pm, “realmente effettuato da Bisignani e rivelatosi decisivo”.Ma a carico di Papa si ipotizzano anche più gravi reati di concussione: avrebbe infatti da un lato intimorito alcuni imprenditori finiti al centro di inchieste giudiziarie, prospettando loro la gravità della loro posizione suscettibile anche di arresti, dall’altro lato avrebbe fatto intendere di essere in grado, grazie alla propria rete di amicizie e conoscenze, di garantire il buon esito delle vicende processuali. “Bertolaso a me non può dire di no”, avrebbe detto in una circostanza per convincere l’interlocutore di essere capace di fargli ottenere appalti presso la Protezione Civile. Ottenendo così, secondo l’accusa, soldi, regali di vario genere (come il pagamento di costosi gioielli o soggiorni in lussuosi alberghi), o favori economici per i propri conoscenti. In alcune circostanze Papa avrebbe anche chiesto l’assunzione fittizia di alcune persone che avrebbero dovuto percepire lo stipendio senza lavorare. Accuse respinte con fermezza dal deputato e sulle quali dovrà pronunciarsi nei prossimi giorni anche il Parlamento.
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