La Corte penale internazionale dell’Aja ha spiccato mandati d’arresto per il leader libico Muammar Gheddafi, il figlio Saif al-Islam e il capo dei servizi segreti, Abdullah al-Senussi, con l’accusa di crimini contro l’umanità. I giudici dell’Aja hanno accolto la richiesta del procuratore Louis Moreno Ocampo che aveva chiesto a maggio alla corte di autorizzare l’arresto per l’uccisione «premeditata» dei contestatori libici, dopo che il Consiglio di Sicurezza dell’Onu aveva deferito la questione alla corte.
Le accuse sono quelle di crimini contro l’umanità per le repressioni condotte nei primi giorni di protesta contro il regime. In particolare, i giudici dell’Aia hanno annunciato che Gheddafi è ora ricercato per aver programmato l’uccisione, il ferimento, l’arresto e la detenzione di centinaia di civili durante i primi 12 giorni di sommosse volte a destituirlo, e per aver cercato di coprire i presunti crimini. In teoria il Colonnello e i suoi accoliti dovranno essere arrestati se si recheranno in uno dei 116 Paesi che hanno sottoscritto il Trattato di Roma il 17 luglio 1988 costitutivo della Cpi. Tra i primi commenti quello della Farnesina: «La pronuncia della Corte penale internazionale (Cpi) sulle comprovate responsabilità di Gheddafi legittima ulteriormente l’assoluta necessità e l’alto valore della missione umanitaria della Nato in Libia, su mandato Onu – si legge in una nota – nel quadro della responsabilità di proteggere che spetta alla comunità internazionale nelle emergenze umanitarie provocate da atti di repressione di dittatori verso il proprio popolo». Intanto arrivano nuove notizie dal fronte libico. Gli insorti, dopo aver consolidato il controllo della zona delle montagne occidentali, controllano la loro posizione nell’area di Bir al-Ghanam, circa 80 km a sudovest di Tripoli e 30 da Zawiya, nodo nevralgico verso la Tunisia. Lo rendono noto i ribelli. Domenica l’area è stata teatro di intensi combattimenti con armi pesanti. «Siamo alla periferia sud e ovest di Bir al-Ghanam», ha detto al telefono Juma Ibrahim, un portavoce dei ribelli dalla vicina località di Zintan. «Ci sono stati scontri per tutta la giornata di ieri. Alcuni nostri combattenti sono caduti da martiri e anche loro (i governativi) hanno avuto perdite. Abbiamo catturato equipaggiamento e automezzi. Oggi è piuttosto tranquillo e i ribelli stanno tenendo le posizioni», ha aggiunto.
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