Mandar giù una pillola? E’ facile e, dopo, ci si sente sicuramente meglio. Certo, non si pensa agli effetti collaterali e si evita, spesso, persino di leggere il foglietto illustrativo (il famoso “bugiardino”). Del resto, chi, nascoste nel cassettino, nell’armadietto, stipate in cassetti, in bagno o in cucina non ha in casa pillole, bustine, sciroppi, capsule, pomate? Ma tutti questi farmaci, questa specie di rassicurante “riserva” a cui attingere in caso di bisogno, sono davvero utili? E cosa si nasconde dietro questo compendio di molecole che dovrebbero difendere da quasi tutte le infezioni virali e batteriche di stagione? Nella “Casta dei farmaci” (Newton Compton Editori, 288 pag., 12,90 euro) Francesco Maggi ed Adelisa Maio, entrambi giornalisti, entrambi esperti di Adnkronos salute, si sono cimentati nella “Prima inchiesta sul mondo delle multinazionali farmaceutiche”.
«Un business – come recita il sottotitolo molto esplicativo e che dà adito a pochi dubbi – senza scrupoli, tra scandali e false malattie». Il saggio a quattro mani è un’analisi spietata, arricchita da tabelle, dossier, dati ed interviste ad illustri esponenti del settore – come Tom Jefferson, Ilaria Capua, Claudio Jommi, Silvio Garattini, Ignazio Marino solo per citarne alcuni – che si addentra e svela, non senza sorprese, i legami, poco noti ai più, tra i “moloch” farmaceutici (con in testa Big Pharma), medici, ricerca e… marketing. Quel che ne viene fuori è un quadro a dir poco a tinte fosche che dimostra quanto, ormai, secondo gli autori, si sia affetti, in fondo, da una ben più grave patologia sociale: l’”ossessione” del farmaco. Ossessione influenzata, direttamente e non poco, proprio dalle grandi multinazionali che, attraverso campagne “mirate”, tentano di far leva non solo sulle paure ma sulle più intime debolezze di ognuno. Un meccanismo che si fa persino perverso fino ad arrivare a ben più gravi fatti, come il finire per far spacciare come “rimedio” un semplice placebo o, addirittura, influenzare l’evolversi e lo svilupparsi di malattie che, di fatto, non sono tali. Per incidere, infine, sulle stesse politiche degli Stati, sulla stessa Salute sociale, sulla ricerca soprattutto pubblica, «la più efficace» che resta, invece, al palo e per la quale si spende poco o nulla (il caso italiano è emblematico con il suo poco più di 1% del Pil destinato a quest’ultima). Il tutto? In nome di un “business” in continua espansione, inarrestabile, che non ha mai visto tendenze al ribasso (nonostante la chiusura di molti stabilimenti anche in Italia) e che frutta oltre 100 miliardi di euro l’anno. Un giro d’affari che viene, però, continuamente alimentato da disinformazione, da una mancanza di regole chiare e trasparenti sull’assunzione e la commercializzazione dei farmaci, e che continua ad essere coadiuvato da medici compiacenti che, in nome di un sistema ormai oliato, propinano molecole spesso tra le più costose, ma inutili. E’ certamente un quadro a tinte fosche quello tratteggiato dagli autori in cui l’”ossessione” – sostengono – viene poi stimolata in maniera più subdola ed esponenziale proprio dal Web, fonte non solo di totale disinformazione ma, più spesso ancora, di accesso facile e a buon mercato di pillole “low cost” dietro le quali non c’è alcun tipo di controllo, farmaci «spesso contraffatti ma che rappresentano un giro d’affari che solo in Europa vale 10,5 miliardi di euro l’anno». E che, ancora secondo una stima dell’Oms «è in costante aumento mettendo a serio rischio la salute di migliaia di cittadini». Ogni anno, nel mondo, riferiscono gli autori, le vendite di medicinali contraffatti, truccati rappresentano dall’1 a più del 10% del mercato. Pillole e flaconi requisiti dalla polizie Ue sono passati da 500mila pezzi nel 2005 a più di 4 milioni nel 2007 e sono in costante aumento. Il principale canale di acquisto di questi veri e propri veleni? Le farmacie “virtuali” dove, ormai, si acquista di tutto. «Nel supermarket che è Internet – si legge – si trovano Viagra ed anabolizzanti, droghe sintetiche, lenti a contatto e preservativi; ma anche farmaci oncologici e vaccini». Ce n’è per tutti, e per tutti i gusti. E, spesso, i principali fruitori finali sono proprio i giovani che, soprattutto in America, consumano ormai più droghe sintetiche che eroina, cocaina e cannabis. I principali responsabili di questo sottile processo di persuasione e di questi complessi meccanismi sociali che incidono sulla Salute? Sono proprio loro: i colossi farmaceutici. E solo nuove regole imposte e condivise da tutti gli Stati europei ed intercontinentali, riflettono infine gli autori, possono tentare di arginare le conseguenze, a volte devastanti, del “business” ad ogni costo.
di Camus
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