“Spartacus”, questo il soprannome con cui tutti conoscono l’elvetico Fabian Cancellara, 30enne dominatore delle corse contro il tempo negli ultimi anni ( la “locomotiva di Berna”, altro nomignolo affibbiato allo svizzero, aveva, infatti, in bacheca l’oro nella gara a cronometro iridata nel 2006, 2007, 2009 e 2010 e, in mezzo, l’oro olimpico a Pechino nel 2008, ndr), non ce l’ha fatta a centrare il pokerissimo. Solo un bronzo per lui, dietro al tedesco Tony Martin (oro) e al britannico Bradley Wiggins ( argento).
In realtà, per la prima volta dopo molto tempo, il corridore rossocrociato non partiva con i favori del pronostico. Il favorito della vigilia era, infatti, Tony Martin e il tedesco ha puntualmente onorato il suo ruolo, acquisito sulla scorta di una stagione che lo aveva visto dominare, in entrambi gli scontri diretti del 2011( Martin aveva rifilato a Cancellara 1’42” all’ultimo Tour de France e 1’27” alla recentissima Vuelta, ndr), il più noto rivale. Ha stupito, però, il modo, netto, con cui il 26enne tedesco è riuscito ad imporsi qui, a Copenaghen. Un autentico treno, Martin, capace di percorrere i 46,4 km del tracciato sfiorando i 52 all’ora ( un record, mai avvicinato da quando, nel 1994, venne introdotta la gara a cronometro all’interno della kermesse iridata) e infliggendo, in rapporto alla distanza, distacchi abissali ai suoi più immediati inseguitori: Wiggins, secondo, gli ha reso 1’16” e Cancellara, terzo, ha dovuto concedere al rivale 1’21”. Martin, nato nell’allora Germania Est, transfuga in Ungheria poco prima della caduta del muro, tornato in Germania, grande tifoso di Jan Ullrich, passato al professionismo nel 2008, vincitore della Parigi-Nizza e di ben altre otto competizioni nel solo 2011, è considerato dai suoi connazionali come il corridore che, solo, con le sue gesta, può riaccendere la passione per il pedale in un Paese che, ultimamente, si era mostrato molto disamorato del ciclismo. Un ruolo, quello di “ambasciatore itinerante” del ciclismo made in Germany, molto impegnativo, se non, addirittura, ingombrante che sottererebbe sotto tonnellate di pressione chiunque non avesse la tempra di questo nuovo campione. Ma Martin ha spalle larghe e la giusta dose di umiltà e, su un suo futuro lastricato di successi, non dovrebbero esserci dubbi. Cancellara, il grande sconfitto, innervosito al punto tale da toccare le transenne poste sul percorso all’altezza delle ultime curve ( circostanza, questa, che gli è, con ogni probabilità, costa la medaglia d’argento), non ha affatto intenzione di alzare bandiera bianca e medita una pronta rivincita nella corsa in linea di domenica: “Tony ha meritato il successo. Del resto, io non posso pretendere di vincere sempre. Non può farlo nessuno. Anche al mio connazionale, Roger Federer, capita di perdere da Nadal o Djokovic. Ciò non toglie che venga considerato, tuttora, come un campione. Il mio solo pensiero, adesso, è rivolto alla gara in linea di domenica. La mia rivincita voglio prendermela lì.” E c’è da giurarci che non lascerà nulla di intentato. Per quanto riguarda la presenza italiana alla gara, si è registrato un opaco 24° posto di Adriano Malori, a 4’47” da Martin, e un 26° posto di Marco Pinotti, a 4’48” dal vincitore. Ma da quest’ultimo, oggettivamente, non era lecito attendersi di più. Lontanissimo dal suo standard migliore ( era giunto 5°, al Mondiale di Mendrisio, nel 2009, ndr), va detto che, non più tardi di quattro mesi fa, l’ingegnere bergamasco era costretto su un letto d’ospedale, dopo essersi rotto il bacino. Di qui la sua soddisfazione, al termine della prova: “ Sono soddisfatto della mia prestazione. Un altro, al mio posto, non avrebbe neanche corso. Temevo di arrivare tra gli ultimi. Non è andata così, per fortuna. Lo considero, nel mio piccolo, un successo di cui andare fiero. Serve al mio morale e a ripagare la fiducia accordatami al Ct, Bettini, che tengo a ringraziare per l’opportunità”. Lo rivedremo, e in gran spolvero, a Londra nel 2012. Daniele Puppo
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