L’accordo appena raggiunto per l’aumento del Fondo salva stati europeo non scende nei dettagli su chi, alla fine, provvederà a garantire il triliardo di Euro – 1000 miliardi – concordato dai governi del vecchio Continente. Quello che appare probabile, però, è che la Cina sarà una delle prime a contribuire.
È di oggi la notizia che il direttore del fondo Klaus Regling sta cercando di convincere le autorità di Pechino ad acquistarne i bond – si parla di settanta miliardi di Euro – contribuendo a rassicurare i mercati sulla tenuta dei debiti sovrani anche in caso di recessione economica. Uno dei motivi di maggiore preoccupazione, infatti, concerne la possibilità che i tassi di interesse dei prestiti internazionali superino il tasso di crescita economica di quel tanto che basta per impedire agli Stati di riuscire a soddisfarli. Il caso dell’Italia è emblematico e, per questo, al centro della discussione in Europa. Dal 1992 – fonte BBC – il nostro Paese ha, infatti, raggiunto un surplus di bilancio primario, spendendo meno, per i servizi, di quanto incameri con le tasse. Ma l’entità del debito – 1,9 trilioni di Euro – ha comunque reso necessario il ricorso ai prestiti internazionale per pagare gli interessi maturati sul debito stesso e, ovviamente, sui prestiti precedenti. La crescita economica contenuta – una media annuale dello 0,75 per cento per gli ultimi quindi anni – ha però reso sempre più grave il peso degli interessi sul bilancio dello Stato, mettendo sempre in dubbio la capacità dell’Italia di soddisfarli sul lungo periodo in caso di crisi e recessione. Un timore che ha contribuito ulteriormente ad aumentare i tassi d’interesse e la differenza di resa con i bond tedeschi nonché la probabilità, proprio per questo, che l’Italia fatichi sempre di più a trovare finanziamenti sempre più cari e che il timore si riveli, alla fine, fondato. L’aumento del Fondo di sicurezza europeo – tecnicamente noto come EFSF, European Financial Stability Facility – è una delle garanzia che dovrebbero interrompere il cammino di questa profezia potenzialmente autoavverante. L’aumento a un triliardo di Euro, infatti, è commisurato alle dimensioni dell’economia e del debito italiani e dovrà soddisfare la domanda su chi, in ultima analisi, garantirà per loro. Le trattative di Regling con Pechino sono il primo passo per costruire la risposta. Entrambe le parti si sono dimostrate prudenti, accennando gli europei a “semplici consultazioni” e a “ben precise garanzie prima di qualsiasi accordo” con i cinesi. Ma, a sentire il presidente della Banca Mondiale Robert Zoellick non dovrebbero frapporsi ostacoli insormontabili. “Per i Cinesi si tratta di aiuti internazionali tutto sommato economici. Acquisteranno riconoscenza a basso costo. Penso che, alla fine, tireranno fuori un po’ di soldi”. Il problema, semmai, verte su cosa chiederanno in cambio. “Non penso che arriveranno come il cavaliere bianco per salvare i Paesi europei”. È difficile pensare, infatti, che, a livello diplomatico ed economico, non ci sia un prezzo da pagare per l’aiuto.
Tommaso Vesentini
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