“Madonnina mia, allontana da me queste sofferenze!” Sofferenze che non necessariamente corrispondono ad una malattia, ovvero ad una condizione anormale dell’organismo dovuta ad alterazioni organiche o funzionali, che ne compromettono la salute. Si soffre anche per la mancanza di un lavoro stabile e dignitoso, come per un’assenza di affetti che condanna ad una eludibile solitudine, soprattutto se si crede di risolvere il problema rimanendo nella condizione di ‘isola’ che dalla propria postazione cerca contatti telematici con amici e sconosciuti.
I ‘viaggi della speranza’ nei santuari mariani sono sempre affollati di persone che impetrano grazie per sé o per i propri cari. Dietro la loro organizzazione ci sono diverse agenzie di viaggio a disposizione di chi sceglie di partire alla volta di Medjugorje, Pietralcina, Fatima, Terra Santa e altri ancora.
Ma è Lourdes la meta più ambita, quella dove fanno capolinea i vari treni bianchi organizzati nelle diverse città italiane grazie anche all’aiuto di Unitalsi, associazione cattolica che dal 1903 si occupa del trasporto e assistenza di persone con disabilità, malate, anziane o bisognose di aiuto. Come associazione di promozione sociale nonché organizzazione di volontariato facente parte del Servizio nazionale della protezione civile, prende in carico attraverso i suoi volontari e per tutta la durata del viaggio e del soggiorno nella piccola cittadina francese ai piedi dei Pirenei, le persone trasportate. Un’assistenza gratuita che chi si offre di fare questi percorsi riesce a garantire, spesso anno dopo anno, con la gratuità di uno spirito di servizio che non ripaga le spese di viaggio e soggiorno, ma la propria anima che gioisce di essere riuscita a trasformare lacrime di sofferenza in un sorriso.
Lourdes ogni anno accoglie circa 6 milioni di malati che chiedono protezione e guarigione. Secondo una recente indagine dell’associazione cattolica che mette a disposizione i suoi assistenti, da sempre identificati con nome di ‘barellieri’ proprio perché gran parte della gente che si reca al santuario mariano è incapace di muoversi senza l’aiuto degli altri, c’è sempre meno gente “barellata” e sempre più pellegrini con più di una malattia. Ma, soprattutto, con nuove patologie nuove, un tempo fortunato poco diffuse, prima fra tutte la depressione. che rientra nell’ambito delle malattie psichiatriche.
Tra malattie neurologiche e psichiatriche, il 63% dei pellegrini che viaggiano in direzione del santuario costruito dopo l’apparizione di Nostra Signora alla giovane Bernadette Soubirous, nel 1858, ha una patologia di tipo mentale. Se nel complesso dei malati trasportati a Lourdes dall’Unitalsi solo l’8% ha meno di 34 anni, nel caso delle sole malattie legale alla psiche la percentuale degli under 34 sale al 12%.
”È un fenomeno in costante crescita e come medici e come associazione dobbiamo farci carico sempre più di queste nuove problematiche” spiega Federico Baiocco, responsabile nazionale dei medici dell’organizzazione italiana.
Problematiche acuite dall’utilizzo dei social che se agevolano la comunicazione e sono parte ormai della nostra quotidianità, possono essere motivo di dipendenza, di malessere. Perché? Perché certamente non fa bene stare incollati ore e ore di seguito alle pagine di Facebook, Twitter, Instagram e via discorrendo. Il primo degli effetti negativi è l’isolamento. E’ stato dimostrato che più si passa il tempo sui social più ci si sente soli. Bastano anche due ore soltanto al giorno per stare infinitamente peggio di chi si accontenta di un collegamento sotto la mezz’ora. In pratica, chi assomma settimanalmente 58 ore dedicate alle varie piattaforme web – cifra spropositata: se la settimana di lavoro è composta mediamente di 36-38 ore, le 58 spalmate su 7 danno una media esagerata di 8, 2/die – diventa in un certo senso più asociale di altri. Un paradosso, ma chattare toglie tempo alle relazioni tradizionali che sono la vera ricchezza. Inoltre, la necessità che alcuni sentono di controllare la propria bacheca per verificare se vi siano aggiornamenti racchiude gli stessi sintomi di una vera e propria dipendenza.
Sul banco dei imputati, dunque, i social occupano un posto preminente in quanto estraniano dal mondo e non creano relazioni vere. Lo abbiamo sentito dire e lo abbiamo anche constatato in diversi casi. Ma, purtroppo, c’è chi non riesce a farne a meno. E sono soprattutto i più giovani.
È anche per questo che sono in aumento esponenziale i disagi mentali (1 malato su 4 ne è affetto) che sono divenuti una delle problematiche in crescita perfino tra i malati di Lourdes. Basti ragionare sul fatto che un anno fa, nel 2018, secondo l’osservazione di Unitalsi i malati trasportati per il 54% erano affetti da malattie cardiovascolari, per il 33% da malattie neurologiche e per un altro 33% da malattie del tessuto connettivo. Solo il 27%, invece, risultava affetto da malattie psichiatriche. In un anno soltanto le percentuali si sono capovolte.
Assume una valenza particolare anche quel viaggio che si chiama pellegrinaggio. Perché “una delle ricchezze di cammino verso Lourdes – spiega ancora il responsabile nazionale dei medici, dott. Baiocco – è quella di poter condividere la propria malattia con gli altri, rompere il silenzio, il disagio della propria condizione. Vale anche per i più giovani che hanno una capacità grande di comunicazione che però spesso non va nel profondo. Come medici, come operatori sanitari, come associazione dobbiamo essere capaci di stare accanto alle persone fragili, anche facendo fronte a questa nuova realtà che richiama ancora di più il valore dell’accoglienza”.
Alessandra Binazzi
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