“Ora basta!” . Dietro allo striscione con questa scritta, che voleva rappresentare al sindaco Ignazio Marino tutta l’indignazione e l’esasperazione degli abitanti delle periferie della Capitale, hanno sfilato questa mattina centinaia di cittadini romani.
Da Ponte di Nona a Tor Sapienza, da Torpignattara a Settecamini, passando per Tor Bella Monaca, 62 tra comitati e associazioni hanno risposto all’appello del Coordinamento Azioni operative Ponte di Nona (CAOP).
La marcia è iniziata da piazzale dell’Esquilino, laa china-town della Capitale, e si è conclusa a piazza Santi Apostoli, fra tricolori, inni d’Italia e striscioni delle varie associazioni. Insieme a normali cittadini anche politici, molti consiglieri comunaali e municipali della passata giunta guidata da Gianni Alemanno. Presente anche l’ex sindaco che ha ceduto lo scranno capitolino al chirurgo dem.
“È importante portare le periferie qui nel cuore di Roma. Le proteste dei quartieri che rischiavano di rimanere isolate e chiuse nel rancore – ha detto Alemanno – sono qui per trovare uno sbocco politico, e si stanno facendo sentire”. Roma, prosegue, “protesta contro Marino, perché rischia di esplodere. Tor Sapienza è il primo esempio dell’incendio nelle periferie romane, ma ogni periferia ha i propri drammi, tra degrado e disagio acuito dai campi nomadi e dai rom”.
Per la prima volta, la Roma lontana dal centro di trova unita per una giusta causa: mettere fine ad uno stato di degrado, disagio, insicurezza nel quale versa tutta la città da oltre un anno. Partendo da Tor Sapienza, oggetto nei giorni passati di gravi disordini per la protesta degli abitanti contro il centro immigrati ospitato nel quartiere, òa situazione di disagio delle periferie romane “è sempre più vicina a un punto di non ritorno”, ha commentato Marco Pomarici, consigliere comunale della Lega dei Popoli.
“Non era mai successo che i comitati uniti scendessero in piazza per protestare – sottolinea Franco Pirina, presidente del CAOP – e denunciare il degrado dei territori, tra mezzi pubblici carenti e microcriminalità, a cui si aggiungono i problemi dell’immigrazione continua”. In tutto questo “il sindaco Marino non sta facendo niente, non è all’altezza di gestire Roma e il suo disagio. Se mi convoca? Non ci vado, tanto ai vertici sulla sicurezza e l’accoglienza invita solo i rappresentanti dei nomadi, non dei cittadini”. Si parte dall’Esquilino, spiega Augusto Caratelli, leader del Comitato difesa Esquilino-Monti, “perché è una polveriera pronta a esplodere. È da 10 anni che lanciamo l’allarme, siamo veramente stufi che Marino in un anno e mezzo non ci convochi per parlare dei territori. Qui gli immigrati pregano per strada, è un’imposizione, vadano alla moschea a pregare!”. E ancora dalle periferie: “Basta!!! Torpignattara non è un ghetto. Uguali leggi, uguali doveri per tutti”, “Settecamini: difendiamo il nostro quartiere”, retto da Domenico Corsale, leader del Movimento di quartiere: “Marino? Parlava di riqualificazione ma in un anno e mezzo non si è visto, faccio fatica a sentirlo come sindaco”, afferma.
L’inno nazionale accompagna il corteo dove, ad esclusione dei cartelli contro Marino e il degrado della città, non si scorgono sigle di partiti o associazioni. Solo un tricolore lungo 35 metri segue i manifestanti che tengono a precisare: “non siamo razzisti, chiediamo più sicurezza e più considerazione per le periferie”.
Ignazio Marino viene mostrato anche col naso di Pinocchio e deriso in più occasioni per la questione della sua automobile in sosta vietata: “Paga le multe-Marino paga le multe”, è uno dei cori più ricorrenti a piazza Venezia.
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