20 anni e 64 giorni. Tanto è bastato all’astro nascente della MotoGP, lo spagnolo Marc Marquez, per stabilire il primato di vittoria più precoce nella classe regina del “circus” delle due ruote e per cancellare il vecchio primato di un autentico monumento del motomondiale, lo yankee Freddie Spencer, che lo deteneva dall’ormai lontano 1982 (quando vinse il GP del Belgio, “fast” Freddie aveva appena 20 anni e 149 giorni). E questo dopo aver sottratto al fenomeno degli anni ’80 anche il primato di più giovane pilota a conquistare una pole position. E il destino ha voluto che il passaggio di consegne tra queste due lontane ma terribilmente simili generazioni di fenomeni avvenisse proprio negli Usa, sul circuito di Austin, in Texas, dopo che già in Qatar Marquez era stato il quarto pilota più precoce di sempre a salire sul podio. Annotate questi record perché il ragazzo promette talmente bene da far ritenere che trattasi solo dei primi di una lista che si preannuncia molto ma molto lunga. I colleghi sono avvertiti, in primis il compagno di scuderia, alla Honda Hrc, il connazionale Dani Pedrosa, un tempo considerato lui il baby fenomeno e ora costretto a fare i conti con un rivale in casa che potrebbe aver già convinto i responsabili del reparto corse dell’azienda nipponica a rivedere le gerarchie interne. Un destino curioso che sa di beffardo, quello di Pedrosa: non ha potuto fare in tempo a salutare con sollievo l’addio alle corse di un altro compagno che gli faceva ombra, l’australiano Casey Stoner, che si ritrova un rivale dalla sagoma forse ancor più ingombrante. Una gara dominata in lungo e in largo dal “cabroncito”, quella di Austin con l’unica eccezione dell’avvio (un evidente errore di inesperienza alla prima curva che lo ha costretto subito a inseguire) e proprio la circostanza ha dimostrato la sorprendente tenuta psicologica e la personalità già marcata del giovane astro: una rincorsa rabbiosa ma lucida, la sua. Poi, dopo il sorpasso consumato ai danni dell’attonito Pedrosa a 9 giri dal termine, tutti dietro a raccogliere solo tanta polvere texana. Compreso il campione in carica, il maiorchino ( un altro spagnolo, guarda un po’) Jorge Lorenzo, giunto ai piedi del podio e raggiunto in vetta alla classifica proprio da Marquez, ma mai competitivo per la vittoria. Per la lotta al titolo, invece, si può facilmente vaticinare che sarà subito lotta aspra con almeno tre contendenti. Difficile che in questa ristretta cerchia di candidati all’iride possa inserirsi Valentino Rossi, apparso in difficoltà negli Usa e giunto solo 6°, ma staccato di ben 13” dal compagno in Yamaha, Lorenzo. Troppi per poter pensare di colmare il gap in tempi brevi. Pochi per cancellare dalla memoria la splendida gara condotta da Vale in Qatar. Per lui si profila una stagione che potrà regalargli delle soddisfazioni ma difficilmente il brivido della lotta per il primato. Il ritmo gara di Vale è comunque sufficiente a consentirgli di mettersi alle spalle Dovizioso, Bautista e Hayden ma i primi tre viaggiano troppo lontano e, in mezzo, anche Crutchlow e Bradl si tolgono lo sfizio di precedere il Dottore. Non malissimo la sua prova, intendiamoci, ma può fare di meglio. Un meglio che non gli consentirà di lottare per il titolo ma di chiudere una stagione più che dignitosa sì, dopo due lunghissime stagioni a penare in sella ad una Ducati che non andava proprio. Crutchlow e Bardl sono alla portata del pluricampione. Quanto a Marquez, non è solo l’autorevolezza alla guida che conquista, ma anche l’estrema competenza nella messa a punto, davvero insolita per un ragazzo della sua età, oltre all’aspetto umano: forse perché non ancora “contaminato” dal clima velenoso delle rivalità che si respira ai box, mostra sempre un volto sorridente e questa serenità è molto apprezzata non solo dal compagno Pedrosa ( che, invece, non ha mai nascosto la propria insofferenza nei confronti di Stoner) e che potrebbe non agevolare il suo già non straordinario “killer instinct” ma anche e soprattutto dai suoi meccanici, molto soddisfatti della facilità di dialogo con il campioncino. Oltre che molto sorpresi dalle capacità di valutazione delle condizioni di gara da parte di Marquez che, per dirne una, ha felicemente insistito per l’uso della gomma posteriore dura quando tutti i colleghi avevano optato per la morbida. Inoltre, come rilevato dal coordinatore dei tecnici Honda, l’ingegner Christian Gabarrini, “È molto paziente quando parla con noi e se non capiamo il problema ricomincia da capo senza perdere la calma. E poi ha una capacità straordinaria di metabolizzare tutte le novità che gli comunichiamo. Sembra da sempre in MotoGP”. In realtà, fino all’anno scorso, era ancora in Moto2, un altro mondo. Ma l’attestato di stima più gradito lo ha voluto rilasciare proprio Valentino Rossi: “Vincere in MotoGP dopo due sole gare non è un caso. È da fenomeni”. E detto da un fenomeno…
D.P.
Napoletano, 44 anni, giornalista professionista con 17 anni di esperienza sia come giornalista che come consulente in comunicazione. Ha scritto di politica ed economia, sia nazionale che locale per diversi giornali napoletani. Da ultimo da direttore responsabile, ha fatto nascere una nuova televcisione locale in Calabria. Come esperto, ha seguito la comunicazione di aziende, consorzi, enti no profit e politici. Da sempre accanito utilizzatore di computer, da anni si interessa di internet e da tempo ne ha intuito le immense potenzialità proprio per l'editoria e l'informazione.
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *
Salva il mio nome, email e sito web in questo browser per la prossima volta che commento.
Δ
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
© Copyright 2020 - Scelgo News - Direttore Vincenzo Cirillo - numero di registrazione n. 313 del 27-10-2011 | P.iva 14091371006 | Privacy Policy