E’ morto a 72 anni, stroncato da un infarto, l’attore Flavio Bucci.
Dopo una lunga carriera di grandi successi cinematografici, televisivi e teatrali – era pronto a ripartire in tournée nelle prossime settimane con uno spettacolo sulla propria vita – l’attore viveva da qualche anno a Passoscuro, nel comune di Fiumicino, in una casa famiglia dove era costretto dalla forte indigenza in cui versava.
Una vita fatta di eccessi, non solo sul palco, un consumo costante e mai negato di sigarette, droghe e alcool per le quali lui stesso ammetteva, in una recente intervista al Corriere della Sera, di aver bruciato tutti i propri guadagni. Memorabili le sue interpretazioni a partire da quella del pittore Antonio Ligabue per lo sceneggiato RAI del 1977 diretto da Salvatore Nocita che lo rese noto al grande pubblico e gli valse un Nastro d’Argento come migliore attore protagonista. Accanto ai personaggi più popolari, come quel Don Bastiano nel Marchese del Grillo diretto da Mario Monicelli, fino alle serie tv quali la Piovra e alla Dottoressa Giò accanto a Barbara D’Urso, Bucci sui palcoscenici teatrali è stato soprattutto interprete pirandelliano portando in scena Il Fu Mattia Pascal, I Quaderni di Severino Gubbio operatore, Uno, nessuno, centomila, La patente, L’uomo, la bestia e la Virtù.
Attore dal volto immediatamente riconoscibile, aveva debuttato al cinema nel 1972 nel film di Elio Petri La classe operaia va in Paradiso, ma non disdegnava il doppiaggio: prestò infatti la sua voce al John Travolta de La febbre del sabato sera e Grease e poi a Syilvester Stallone e a Gerard Depardieu nel film Ciao, Maschio di Marco Ferreri. Le sue ultime interpretazioni per il grande schermo sono state ne Il Divo di Paolo Sorrentino e ne La scomparsa di Patò tratto dal romanzo di Andrea Camilleri.
Nel 2006 l’attore si cimentò anche nello spettacolo “Concerto per un poeta”, a Villa Celimontana, a Roma, ‘ dedicato ad Ezra Pound, il poeta americano autore dei Cantos Pisani: un omaggio, da parte degli organizzatori dello spettacolo, al personaggio che a giudizio unanime aveva rivestito un ruolo vitale nella letteratura del XX secolo non solo come poeta, ma anche per la sua intensa attività di critico, editore, produttore e traduttore.
Bucci lascia la madre novantatreenne, due mogli, l’attrice Micaela Pignatelli da cui ha avuto i figli Claudio e Lorenzo e la produttrice televisiva Loes Kamsteeg, da cui ha avuto il terzo figlio Ruben. Con le mogli e i figli i rapporti sono stati complessi, per sua stessa ammissione, a causa del suo carattere spigoloso, poco incline ai compromessi. A rimanergli accanto, in questi ultimi difficili anni, è stato soprattutto il fratello minore, Riccardo. Tutta la famiglia però era stata di recente immortalata nel film documentario sulla sua vita, Flavioh, del regista/musicista Riccardo Zinna, presentato nel 2018 al Festival del Cinema di Roma.
Bucci era nato a Torino da famiglia molisana e nel capoluogo piemontese aveva concluso gli studi teatrali alla Scuola del Teatro Stabile, si era trasferito poi a Roma e qui era rimasto per proseguire la propria carriera. Di recente, nel 2016 il paese di origine del padre, Casacalenda gli aveva conferito la cittadinanza onoraria.
Una vita coronata dal successo e dagli eccessi, ma nella lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera Bucci così si era espresso al riguardo:
“… la vita è una somma di errori, di gioie e di piaceri, non mi pento di niente, ho amato, ho riso, ho vissuto, vi pare poco?”
Elisa Rocca
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