Musa di Guttuso, ex modella, stilista e poi icona di stile. Si è spenta oggi, all’età di 85 anni, Marta Marzotto dopo una breve (e riservata) malattia. A dare la notizia la nipote e modella Beatrice Borromeo con un tweet dove posta una foto di una giovanissima Marta: “Ciao nonita mia”, scrive la Borromeo, sposata dal 2015 con il principe di Monaco Pierre Casiraghi.
Figlia di una mondina e di un casellante delle ferrovie, Marta compie i primi passi nella moda nella sartoria delle sorelle Aguzzi, a Milano. E proprio qui conosce il conte Umberto Marzotto, del’omonima industria tessile che si è poi trasformata in una casa di moda di fama internazionale.
“Troppo magra, longilinea, con qualcosa di selvatico e nulla di mediterraneo”. Non si piaceva Marta Vacondio, il suo cognome da ragazza. La vita le regala il titolo di contessa e cinque figli ma le presenta anche il conto: Annalisa, la secondogenita, si ammala e muore nel 1989 per fibrosi cistica. “Io alla vita ho sempre sorriso, lei a me non sempre” aveva affermato.
Come cura alla depressione di cui soffriva – racconta Marta nella sua autobiografia “Storia di una vita (anzi sette”) – non furono le cure mediche ma qualcosa di più impalpabile, qualcosa che la portò tra le braccia di un altro amore durato 20 anni.
“A guarirmi, a salvarmi non è stata la psicoanalisi: è stata Roma… Non era più la città della Dolce vita, ma quella di De Chirico, Sciascia, Moravia, Elsa Morante, Rossellini, Visconti. E naturalmente di Guttuso”. Si parla ovviamente di Renato Guttuso, lo “sfrenato” pittore neorealista che legò sempre di più i suoi lavori all’impegno politico e sociale dell’artista, con temi come la guerra in Spagna e la Seconda Guerra mondiale ma anche ad eventi che hanno l’Italia contemporanea come teatro principale (“Il sonno della ragione genera mostri”, dipinto ad acquerello sulla Strage di Bologna).
Il rapporto tra Marta e Renato produsse una serie di opere in cui è rappresentata contessa Marzotto (nome che continuò ad usare anche dopo il divorzio), sua musa. Alla fine, dopo la morte dell’artista, la sua “musa” viene accusata di aver violato i diritti delle opere di Guttuso, spettanti interamente al figlio e condannata nel marzo del 2006 ad otto mesi di carcere con la condizionale e ad 800 euro di multa per aver riprodotto nel 2000 alcuni quadri dell’artista e più di 700 serigrafie che erano in suo possesso. Nel 2011 la sentenza è stata annullata dalla Corte d’Appello di Milano, perchè “il fatto non costituisce reato”.
“Io non ho età – diceva la regina dei salotti – sono immortale. Bloccatemi se siete capaci”.
Laurea magistrale in Storia contemporanea presso L'Università degli studi Roma tre. Master di primo livello I mestieri dell’Editoria, istituito da “Laboratorio Gutenberg” di Roma con il patrocinio del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale presso “Università Sapienza di Roma”. Dopo la laurea ho svolto uno stage presso Radio Vaticana, dove ho potuto sperimentare gli infiniti linguaggi della comunicazione.
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