Minneapolis si tinge di viola per onorare Prince Rogers Nelson, in arte Prince, 57 anni, trovato morto ieri negli studio di Chanhassen, in Minnesota. La città natale ricorda il suo principe del Pop, ricoverato d’urgenza in ospedale per overdose circa una settimana fa, al ritorno da un concerto ad Atlanta.
La follia: una delle facce della genialità. In quell’occasione, il suo manager aveva parlato di una forte influenza ma in pochi avevano creduto alla versione ufficiale: l’artista geniale, uno dei cantanti più innovativi e versatili della storia della musica, capace di cambiar pelle ogni volta senza mai deludere i suoi fan, era anche l’uomo degli eccessi e dei colpi di testa.
Il principe del Pop s’impone sulla scena dalla fine degli anni ’70 quando pubblica con il colosso Warner Bros il suo primo album “For you” ma è nel 1984 che conquista il successo mondiale con il brano Purple Rain. Il pezzo divenne anche colonna sonora da Oscar dell’omonimo film che uscì nello stesso anno. A quel punto Prince cominciò a collaborare anche nella fase creativa e di registrazione con la band The Revolution, fin quel momento utilizzata solo per i live.
Dall’ultimo album uscito in collaborazione con la sua band, Parade Music from the Motion Picture “Under the Cherry Moon”, nasce la canzone “Kiss” che insieme a Purple Rain rappresenta uno dei brani divenuti più iconici dell’artista di Minneapolis.
L’autopsia del corpo è prevista per domani ma il vice sceriffo della contea di Carver, Jason Kamerud ha tenuto a precisare alla stampa che “non è né sospettata né non sospettata” l’ipotesi di reato. In altre parole, è troppo presto per qualsiasi supposizione relativa alle cause e alle modalità della morte del Principe del Pop.
Prince, che negli ultimi anni era diventato testimone di Geova, a novembre aveva lanciato il “Prince spotlight: Piano and a Microphone Tour 2015″, in cui il re del funk si esibiva usando solo due strumenti: il pianoforte e la voce, sorprendondo ancora una volta i suoi fan. Il progetto era stato presentato alla stampa con una perfomance live e una pigiama party negli studi di registrazione della sua casa disografica, nell’abitazione del cantante.
“La fede ha influenzato il mio modo di dire le cose, spingendomi a scrivere cose vere in un modo più sincero, conciso e diretto; a pensare molto di più ai dettagli. Per quanto riguarda il sesso, non è la religione a influenzarmi, semmai il fatto che nel mio pubblico oggi ci sono anche i figli dei miei vecchi fan, che nel frattempo hanno messo su famiglia. La platea è diventata più grande, preferisco essere più sfumato rispetto a certi temi”.
Al giornalista che gli aveva chiesto se era nervoso o in ansia per il risultato e la reazione dei fan, aveva risposto: “Quando la gente paga per vederti non puoi essere nervoso. Non ne hai il diritto”.
Laurea magistrale in Storia contemporanea presso L'Università degli studi Roma tre. Master di primo livello I mestieri dell’Editoria, istituito da “Laboratorio Gutenberg” di Roma con il patrocinio del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale presso “Università Sapienza di Roma”. Dopo la laurea ho svolto uno stage presso Radio Vaticana, dove ho potuto sperimentare gli infiniti linguaggi della comunicazione.
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