Il violento temporale estivo sembrava già annunciare una giornata di dolore. La pioggia poi si è placata, ma il cielo è rimasto grigio sulla piazza mesta che ha accolto il feretro avvolto nel tricolore di Gaetano Tuccillo, il caporal maggiore capo ucciso sabato scorso nell’esplosione di un ordigno nel distretto di Bakwa, in Afghanistan.
Ad attenderlo, per i funerali solenni nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, a Roma, in primo luogo i familiari addolorati. Nelle prime file, davanti l’altare, c’erano la mamma Rosa, il papà Tommaso, la giovane moglie Evelyn, sposata da meno di un anno.E poi le massime cariche dello Stato: il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano – che ha salutato con un abbraccio e un bacio sulla guancia i parenti del soldato, ha scambiato con loro il segno della pace e ha fatto loro coraggio ancora una volta alla fine – il presidente del Senato Schifani, quello della Camera Fini, che prima dell’inizio della cerimonia si è fermato a parlare con il presidente del Consiglio Berlusconi. Sempre in prima fila, tra gli altri, il ministro della Difesa La Russa, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Letta, la governatrice del Lazio Polverini e, sulla sedia a rotelle in cui è costretto dopo essere stato ferito in Somalia, l’ex parà Gianfranco Paglia, parlamentare del Pdl. La bara era sistemata accanto all’altare con una foto di un Gaetano sorridente poggiata sopra. Davanti, su un cuscino, il cappello e le decorazioni. “Gaetano era convinto che l’uomo afgano esiste non come uno tra i tanti ma in quanto uomo unico, eppure, in tutto simile a noi. Gaetano ci ha insegnato che è possibile accogliere il fratello con un dono, non come un rivale o un nemico”, ha detto nell’omelia l’ordinario militare mons. Vincenzo Pelvi. Che ha voluto lanciare un messaggio di fratellanza: “La pace – ha aggiunto – prima che traguardo è cammino e, per giunta, cammino in salita”. “La storia sta cambiando attorno a noi”, ha aggiunto, rivolgendosi alla folla che riempiva la basilica. “L’Italia deve rispondere alla propria vocazione di apertura agli altri, sapendo che questa è la prova di maggiore saggezza e realismo che possiamo dare”. Portata a spalla dai commilitoni, finiti i funerali la bara ha ricevuto l’ultima benedizione dell’ordinario militare sul sagrato della chiesa, dove sono stati resi gli onori da parte di un picchetto militare. Il feretro è stato quindi salutato da un applauso della piazza e posto sul carro funebre alla volta della Campania, dove – nella Cattedrale di Nola, in piazza Duomo – nel pomeriggio si svolgeranno i funerali in forma privata.
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