Cala il sipario sul Corpo Forestale dello Stato. La forza di polizia specializzata nella tutela dell’ambiente ha smesso di esistere dal 1° gennaio per effetto della riforma Madia.
La maggior parte degli ex-forestali, circa settemila tra uomini e donne, confluirà nell’Arma dei Carabinieri, nel neonato Comando unità per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare. Il nuovo comando manterrà quasi tutte le funzioni – fa eccezione la lotta agli incendi boschivi, che passa ai Vigili del Fuoco – e le competenze del corpo soppresso. Altri ex forestali sono stati reintegrati nella Polizia e nella Guardia di Finanza.
La decisione di eliminare il Corpo forestale è stata presa per ridurre la spesa pubblica, in un disegno più ampio di razionalizzazione delle forze di polizia nazionali. Il calcolo dei risparmi, fra costi di gestione eliminati e spese ottimizzate, raggiunge circa cento milioni di euro in tre anni. Ma non è stata una decisione indolore. Fino all’ultimo le associazioni ambientaliste – tra cui ENPA, LIPU, LAV e WWF – hanno protestato vivamente contro quello che hanno chiamato un “regalo a ecomafie e zoomafie”.
Un altro punto criticato riguarda lo status degli arruolati. Da forestali erano inquadrati in un corpo di polizia civile, mentre da carabinieri saranno militari a tutti gli effetti. Gli obiettori di coscienza, cioè i circa trecento che non sono voluti passare alle dipendenze della Difesa, hanno potuto richiedere di essere trasferiti a un’altra amministrazione dello stato. Il nuovo Comando sarà alle dipendenze del capo di Stato Maggiore della Difesa per i compiti militari, del ministro dell’Interno per quelli di tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica, del ministro delle Politiche agritcole per le materie specifiche ereditate dai forestali.
Si conclude così una storia lunga poco meno di due secoli. Il Corpo forestale era l’erede di quell’Amministrazione forestale del regno di Sardegna voluta da re Carlo Felice nel 1822. Era stato militarizzato una prima volta in epoca fascista, nel 1926, e trasformato in Milizia nazionale forestale. Dopo la guerra era stato ricostituito e gli erano stati affiancati corpi forestali regionali attivi nelle regioni a statuto speciale, compreso il Trentino-Alto Adige, dove esistono due corpi separati gestiti dalle province autonome di Trento e Bolzano. Nella storia della Repubblica si ricorda anche la partecipazione di un gruppo di forestali, 187 uomini agli ordini del maggiore Luciano Berti, al tentato colpo di Stato del principe Junio Valerio Borghese, la notte fra il 7 e l’8 dicembre 1970.
Le ultime cerimonie del Corpo forestale si sono svolte nel pomeriggio del 31 dicembre presso le due scuole di formazione di Cittaducale e Sabaudia. Soprattutto a Sabaudia, dove la presenza della scuola ha costituito una parte importante della storia e della vita pubblica della cittadina, ha assistito all’ammainabandiera una piccola folla di forestali, accompagnati dalle loro famiglie, e molti non hanno trattenuto qualche lacrima. Alessandro Bettosi, il comandante della scuola di Sabaudia, ha salutato così i presenti:
Signori, buona fortuna. Evviva il Corpo forestale.
F.M.R.
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